Sei una proette? Allora paghi

In un recente articolo, Lidia Ravera, scrittrice e giornalista di fama nazionale, ha elencato almeno dieci buone ragioni per rinascere maschio.

Alle sue buone e convinte e condivisibili motivazioni (gli uomini non conoscono i dolori né del parto, né del ciclo, non hanno la menopausa ecc. ecc…), da golfista donna io aggiungerei anche questa: ai maschi del tour, di qualsiasi tour, è permesso usufruire gratuitamente di tutte le facilities presenti in ogni circolo di ogni paese; alle proette, invece e incredibilmente, parrebbe proprio di no.

La notizia sta infatti facendo il giro dell’internet: a una professionista che milita sull’Epson Tour, il circuito satellite dell’Lpga (non proprio pizza e fichi), è stato rifiutato l’accesso gratuito al campo e al driving range di un club statunitense, che invece estende questo privilegio ai membri del Pga Tour, del Champions Tour, del Korn Ferry Tour, del Pga Tour Latinoamerica, del Forme Tour, del Pga Tour China e tra un po’ anche del circuito sotto casa mia. Traduzione veloce: se sei maschio e pro, allora puoi giocare da noi gratis; se sei donna e pro, allora paghi il fee.

La vicenda è documentata in rete dallo scambio di email avvenuto tra le parti: da un lato la giocatrice che con gentilezza chiede di poter accedere al club, dall’altro i responsabili del sodalizio che con fermezza le negano la possibilità di allenarsi gratuitamente.

Che poi, per carità: ogni club privato ha il sacrosanto diritto di decidere in piena autonomia come preferisce attuare la sua politica di ingresso e non solo. Ovvio. Ma, nonostante tutto, in questo 2022 che volge al termine, la vicenda lascia, per lo meno in noi signore golfiste, un sapore di barbarità medioevale.

Voglio dire: ogni giorno noi occidentali siamo attentissimi a rivendicare ovunque e comunque il fatto che noi siamo sempre dalla parte giusta, che rispettiamo i diritti delle donne e dei più deboli, che siamo progressisti e a favore delle pari opportunità, che siamo pronti a rispettare il diverso da noi, che siamo per gli arcobaleni e pure per l’inclusione totale… E poi…. Poi all’improvviso la vita reale entra a gamba tesa nel nostro attento smarcarci da ogni possibile, seppur velata, accusa di sessismo o di maschilismo o di razzismo, e ci rimette all’angolo.

La verità è che anche se online parliamo, dichiariamo, scriviamo, pubblichiamo tutto ciò che serva a indicarci come giusti, onesti, trasparenti e democratici, a conti fatti, noi tutti, noi che ci illudiamo di essere così speciali, siamo una truffa vera e propria, noi che al primo confronto con la realtà dei più deboli scivoliamo sulla più stupida buccia di banana. Per dire: basta pensare a ciò che sta emergendo a Bruxelles con il Qatargate e, in fondo, anche con questa piccolissima storia golfistica

In definitiva: non siamo migliori, siamo solo molto bravi a bluffare (solo che qualche volta ci stanano).


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