Dicono che l’errore più comune che si possa fare sia valutare i risultati basandosi sul presente, ignorando però la traiettoria di ciò che ci circonda.
Un esempio? Partiamo dal mondo dei professionisti dei circolo nostrani, l’unica fascia occupazionale che nel 2025 non contempla ancora la figura del “maestro free lance”.
Quel coach che, per spiegarlo in modo facile, non vanta un proprio “zerbino fisso” all’interno di un qualsivoglia club, ma che con i suoi clienti privati si vorrebbe spostare da un circolo all’altro per dare loro lezione e per farli allenare su percorsi sempre diversi. Anzi, diciamola pure tutta: nella maggior parte dei casi, quei maestri di circolo che tutt’oggi sono rimasti ancorati alla figura medioevale di un posto di lavoro stanziale in un mondo che però di fatto è divenuto flessibile, sono gli stessi che aborrono letteralmente la figura del cosiddetto “coach libero professionista”.
Il risultato? Secondo la mia opinione, pessimo. Sia per i circoli, sia per noi golfisti.
Perché? Perché la realtà che nessuno vuole vedere è che i campi pratica dei club italiani sono veri e propri fortini chiusi e inaccessibili a quella figura assai moderna di un maestro che possiamo tranquillamente definire “free lance” e che con il suo portafogli di clienti itineranti accrescerebbe le entrate dei club tramite il pagamento dei greenfee dovuti e dei gettoni per il driving range.
Per non parlare poi delle eventuali consumazioni al bar/ristorante e pure al proshop.
La verità è che se nel 2025 non riusciamo a comprendere che i maestri free lance possano rappresentare una vera e propria piccola imprenditoria, che col loro lavoro possono mettere a reddito “zerbini” altrimenti dimenticati e vuoti, allora vuol dire che siamo pronti: 1) a rinunciare a nuovi golfisti potenziali, 2) a scontentare una parte di quei pochi che abbiamo, 3) a dire no ad entrate economiche che farebbero comodo a qualsiasi circolo. Soprattutto in tempi di magra come questi.
Ma non solo: dal mio punto di vista c’è qualcosa di ancora più grave in tutto questo. C’è infatti purtroppo anche un quarto punto pesantissimo: che negando la possibilità ai free lance di spostarsi con i propri (ripeto: PROPRI) clienti in giro per i club, si nega a dei TESSERATI FIG la possibilità di varcare la soglia di un qualsivoglia circolo dove potersi liberamente allenare col maestro che si sono liberamente scelti.
Il tutto, ripeto, nonostante lauto e dovuto pagamento di greenfee e quant’altro.
Ora, mi domando e vi domando: questa scelta è forse una strategia di marketing dei circoli? Perché allora sarebbe tutto a posto, anche se forse in parte discutibile.
Purtroppo io temo non sia così. Purtroppo temo siano scelte figlie di un feudalesimo professionale che in mondo 3.0 globalizzato, flessibile e liquido è ora che venga superato.