Mi piacerebbe appropinquarmi alla chiusura di questo 2025 golfistico con un afflato di incauto ottimismo: forse noi golfisti siamo davvero destinati a essere gli sportivi del futuro. Forse. E forse condivideremo questo primato solo con i centometristi o poco più.
Perché? Beh, perché ormai è sotto gli occhi di tutti: svariati studi scientifici hanno dimostrato che le aziende Big Tech -bontà loro!- ci stanno rendendo stupidi. Ora: storicamente è riconosciuto a livello universale che un goccio di stupidità non guasta nel tentativo di portare a casa uno straccio di score decente, ma non è questo il punto della discussione. O meglio, non è solo questo. Nossignore. C’è qualcosa di decisamente più serio -se possibile- nell’argomentazione che cerco di portare avanti.
Dunque facciamo un passo indietro: quello che sta accadendo là fuori è ormai così evidente, se solo lo si volesse vedere. Come vi ho anticipato qualche rigo più su, ricerche e studi scientifici allarmati ci stanno mettendo in guardia ormai da anni sul fatto che l’uso massiccio dei social e della tecnologia in generale stia letteralmente erodendo la nostra capacità di un pensiero critico di lungo periodo.
Col cervello che viene modificato a ogni post e a ogni like che mettiamo online, stiamo velocissimamente perdendo per strada la nostra attitudine alla concentrazione profonda. Non solo: le ultime notizie riportano che ormai la capacità umana di restare focalizzati al 100% si è ridotta a un tempo solo fino a qualche anno fa inimmaginabile: ragazzi, parliamo di soli otto dannati secondi (Time 2015 ndR). Stiamo diventando dei pesci rossi, diamine! E dunque probabilmente avrete già abbandonato la lettura di questo articolo, ma comunque vado avanti per i pochi highlander che non mollano e che non vogliono mollare.
Ora: torniamo al golf, a quello giocato.
Di quanti secondi noi giocatori abbiamo realmente bisogno per tirare un colpo, da che abbiamo deciso target, distanza, ferro e quant’altro? Davvero pochi. Otto secondi mi paiono più che sufficienti una volta addressata quella maledetta palla.
Per questo motivo, in un mondo in cui la capacità umana di focalizzazione si sta desertificando, il golf potrebbe essere l’ultimo baluardo (insieme ai 100 metri di atletica) sportivo a permetterci di divertirci.
Tieniamo dunque duro col cervello per quegli otto secondi in cui i nostri neuroni restano caldi, e trascorriamo invece le restanti 4 ore e 45 del giro a sciallare, a guardarci in giro, a distrarci, ad ascoltare il cinguettio degli uccelli, a chiacchierare amabilmente (se ne saremo ancora capaci NdR) con i nostri compagni di partita, a camminare nella natura, a respirare a pieni polmoni.
Ma non solo: se a scomparire è la capacità umana di pensare in modalità profonda e critica, alla lunga (o anche prima di ora) che fine farà la nostra memoria? Ve lo dico io: sarà spazzata via.
Il che di nuovo è un minuscolo vantaggio per noi smazzatori seriali: no memory, no brutti ricordi di brutti colpi.
Avremo da gestire solo otto decisivi secondi in cui dare tutto quello che possiamo con tutta la nostra forza d’animo.
In definitiva, ragazzi: noi golfisti saremo la razza sportiva che prospererà di più nella moderna googleità dominata dalla stupidità algoritmica.
Noi ce la possiamo fare; gli altri, i non golfisti, non lo so.