Accoppiamoci in campo

I golfisti non si accoppiano abbastanza. E non mi riferisco a quel luogo comune raccontato da innumerevoli vignette e battute, in cui un marito o fidanzato lascia a casa l’amata per un giro di campo con gli amici; I golfisti non si accoppiano abbastanza fra di loro.

Negli ultimi anni i calendari di circolo si sono arricchiti sempre di più: alle classiche del fine settimana sono state affiancate le gare del giovedì, ormai prassi consolidata nella maggior parte dei golf club, e non è infrequente trovare la “9 buche” del mercoledì pomeriggio.

Tuttavia, a fronte dell’incremento dei giri competitivi, è sempre più raro trovare gare a coppie.
Molti diranno che il golf è uno sport individuale, una sfida innanzi tutto con te stesso e poi contro il resto del field, e in linea di principio è vero.
Ma proviamo a ripensare un attimo all’adrenalina e ai momenti esaltanti che abbiamo vissuto l’anno scorso durante i doppi di Ryder Cup: vedere i compagni di squadra che si incitano a vicenda, che si supportano, che si scambiano “high-five” e “pugnetti”, ed escono dal green abbracciandosi ogni volta che guadagnano un punto o salvano una buca apparentemente già persa.

A sinistra, Robert Macintyre e Justin Rose; a destra, Patrick Cantlay e Wyndham Clark (photo: Raffaele Canepa)

L’affiatamento che nasce sul campo studiando insieme la linea di un putt, o mettendo una palla in sicurezza in centro fairway per permettere al tuo compagno di azzardare un colpo che mai giocherebbe senza la serentià di poter sbagliare rendono – a mio avviso – il nostro sport ancora più emozionante, quando l’individualismo cede il passo allo spirito di squadra, anche se quella squadra è formata solamente da due giocatori.

Convengo che la foursome, anche nella versione edulcorata della greensome, sia una formula troppo difficile da proporre al di fuori dei campionati di alto livello, se non altro perché chi va a giocare una gara ha voglia di tirare tutti i colpi; ma il divertimento della strategia di coppia in una quattropalle, o la follia di certi colpi che si tirano solo in una louisiana, restituiscono un qualcosa che la gara singola non è in grado di dare, ti fanno pensare un golf diverso, fatto di idee e di tattica e, alla fine dei conti, ti insegnano a giocare in un modo più completo.

Una critica che in più occasioni ho sentito muovere è “nelle gare a coppie non puoi scendere di handicap”; ma il golf non è solo questo: ci troviamo ad affrontare un mostro verde di 6 km che ci tiene costantemente sotto assedio: a volte combatterlo in due è più stimolante e divertente e se poi, alla fine del giro, porti a casa uno score vincente, la birra che condividi con il tuo compagno di squadra ha un sapore ancora più fresco di quella offerta da un avversario sconfitto.

Accoppiamoci in campo: facciamolo più spesso.


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