Charlie Sifford, il “nonno” di Tiger che voleva solo giocare.

Charlie Sifford, il “nonno” di Tiger

“Mio Nonno”, lo chiama Tiger quando si riferisce a lui, ma non solo. 

Charlie Woods ha il suo nome, in suo onore, per non dimenticarlo mai.

Dipendente dal golf e dai sigari, quando arrivò a Filadelfia dalla zona rurale della Carolina del Nord negli anni ’40, Charlie Sifford capì che i golfisti neri non avrebbero avuto nessuna chance.

Così come il professionista di golf e ottimo jazzista Billy Eckstine, Sifford collezionò diverse vittorie nei “Negro Tournament” sull’UGA ma scoprì che solo i giocatori bianchi potevano entrare nel PGA Tour.

Nel 1960, la PGA  lo tesserò da giocatore, costretta dal procuratore generale californiano , ma la tessera di un giocatore non dava accesso ai country club dei bianchi dove si giocava la maggior parte dei tornei.

Anche se autorizzato, Charlie spesso non poteva cambiarsi d’abito nella clubhouse con altri giocatori.

Sifford dovette sopportare minacce di morte e insulti sul campo quando si presentò all’Open “tutto-bianco” di Greensboro in Nord Carolina. 

Sparì addirittura lo striscione che comunicava la vittoria di un’auto nuova per la buca in uno  prima che Charlie la realizzò. Scatenando una causa legale che alla fine avrebbe vinto.

Vinse due volte sul PGA Tour ad Hartford e a Los Angeles e divenne una leggenda come membro senior della PGA.

Charlie Sifford è morto all’inizio del 2015, ma non prima di essere stato introdotto nella World Golf Hall of Fame, ricevendo la Presidential Medal of Freedom e un dottorato onorario dalla St. Andrews University in Scozia.

La sua storia la potete leggere in un libro da lui scritto intitolato “Just Let me Play” che tradurrei letteralmente in “Lasciatemi giocare….”


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