Giochi a golf e non hai mai sentito parlare di Peter Alliss?

Giochi a golf e non hai mai sentito parlare di Peter Alliss?

Quante volte durante una telecronaca mi sono ritrovato a pensare: se ci fosse stato Mario avrebbe fatto “quella” battuta.

Ovviamente Mario è il compianto Camicia, di cui periodicamente sentiamo tutti la mancanza, ma con quella nostalgia che ci accompagna con il sorriso.

Ebbene anche Mario, lo dicevamo proprio pochi giorni fa in telecronaca, ha avuto il suo “maestro”.

Oggi voglio raccontare qualcosa di Peter Alliss che, senza alcun dubbio, è stato il maestro ispiratore di tanti commentatori di golf.

Una voce unica, inconfondibile e inimitabile, Peter Alliss ha fatto parte della produzione golf della BBC per quasi 60 anni e il commentatore principale per 42.

Ha applicato il proprio stile distintivo per commentare il gioco, diventando il re delle sottolineature fulminanti e dei commenti pungenti, tanto da aver aperto un account twitter dedicato alle sue parodie.

Famoso il suo “By Jove!” (per Giove!) che utilizzava nell’enfatizzare i concetti.

Nato a Berlino nel 1931, mentre suo padre Percy lavorava come professionista al Wannsee Golf Club, Peter ha fatto notizia dal momento in cui è arrivato al mondo. Pesava 6 chili e 700 grammi alla nascita, reputato essere un record europeo dell’epoca!

Diventò poi un forte dilettante, passato professionista nel 1947, all’età di 16 anni, come assistente di suo padre al Ferndown Golf Club nel Dorset.

Fu l’inizio di quella che sarebbe stata una favolosa carriera da giocatore, durante la quale vinse più di 30 volte tra il 1952 e il 1969.

Ha anche giocato in 24 edizioni dell’Open Championship (cinque volte nei primi dieci), in due Masters e otto Ryder Cup.

Trovò anche il tempo per disegnare 12 campi da golf, fra i quali il Brabazon a The Belfry.

Tuttavia, pur essendo un eccezionale giocatore, probabilmente era più conosciuto per il golf parlato che quello giocato.

Fece il suo debutto al commento per la BBC nel 1961 per l’Open Championship. Dopo la morte del suo co-conduttore e grande amico Henry Longhurst nel 1978,  divenne commentatore principale.

Con il suo humour imperturbabile, Alliss ha guadagnato migliaia di fan, molti dei quali si sintonizzavano sul golf della BBC più per il suo modo inimitabile di parlare che per l’azione in se stessa.

Dopo che Tiger Woods concluse in 81 colpi il terzo giro all’Open del 2002, disse: “È come presentarsi per sentire Pavarotti cantare e scoprire che ha la laringite.”

Descrivendo il suo stile di commento, una volta si è descritto come: “Un vecchio giocatore, un amante del gioco che racconta belle storie”.

Non basterebbero ore di ascolto per riuscire a comprendere bene le sfumature, le pause e le parole corrette con le quali raccontava i momenti chiave dei tornei. 

Volevo però tentare di farvi capire, indipendentemente dall’affinità di pensiero con il commentatore scomparso, quale fosse lo spirito dei suoi commenti attraverso alcune “frasi famose”, tenendo anche conto degli anni in cui venivano pronunciate e su quale emittente radiotelevisiva. 

Sui più grandi giocatori del gioco

“I giocatori più abili, di gran lunga, ad aver giocato il gioco sono stati quelli che hanno giocato tra il 1900 e il 1930. Basti solo guardare l’attrezzatura che avevano. Le palle non erano rotonde, i campi non erano nelle condizioni migliori, e si giocavano i tornei su percorsi i cui bunker non venivano mai rastrellati. Prima che arrivassero le falciatrici cilindriche, tirando 73 o 74 colpi con bastoni dallo shaft in hickory (quercia). Sono stati dei geni.”

Sui giovani giocatori e i soldi che stanno facendo

“Non sono sicuro che tutti apprezzino quel guadagno. La mia vecchia nonna avrebbe detto:”non hanno mai dovuto risparmiare per comprare una bicicletta.”

Su Tiger Woods

“È stato un gigante in una terra di pigmei. Se si va indietro ai tempi di Johnnie Miller, Nicklaus, Palmer, Trevino e Norman e così via, forse 25 giocatori avrebbero potuto sfidarlo.”

Sul gioco lento

“Troppa gente se la tira di brutto, ed è patetica da guardare. Voglio dire, come potete metterci un minuto e mezzo per allineare un putt da 60 centimetri?”

Su quando appendere il microfono al chiodo…

“Penso che saprò quando è il momento per me di smettere prima di chiunque altro. Penso che il mio cervello funzioni ancora abbastanza bene… State certi che me ne andrò prima che mi buttino fuori.”

Sul suo stile di commento

“Ho il mio stile. Non sono uno statistico. La gente mi critica perché non pensano che io sappia chi sono tutti i giovani e il resto. Questo lo deve fare Ewen Murray (il tecnico). Sa tutto di tutto. Sono solo un osservatore di persone, cose e racconto storie. Come se portassi le persone a fare una passeggiata  quando guardiamo il golf provando a dargli un po’ di informazioni.”

Ma soprattutto, se avrete tempo e voglia, fatevi un’idea di Peter, guardando il video dell’induzione nella World Hall of Fame of golf, nel migliore discorso introduttivo di sempre (a mio avviso).

Concludo con l’ultimo tweet pubblicato sul suo account dopo la sua scomparsa avvenuta circa due anni fa, che lo celebra meravigliosamente.


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