Come approccio dalla bermuda?

A Dubai i campi sono tenuti perfettamente: i fairway sono duri, i green sembrano di ghiaccio e non c’è un filo d’erba fuori posto.

La grossa differenza rispetto all’Europa è la tipologia d’erba: la bermuda, che è una varietà utilizzata in posti particolarmente caldi poiché richiede meno acqua per poter sopravvivere.

Anche in Italia iniziano a vedersi dei percorsi convertiti in bermuda, però sono misti con la bentgrass quindi non si percepisce molto la differenza tra le due erbe.

Qui negli emirati invece, come anche in Spagna oppure in America, è cento percento bermuda.

 

Il filo d’erba è robusto e rende il terreno molto duro e compatto.

La conseguenza è che in fairway la palla rotola di più, ma allo stesso tempo perdona di meno un contatto poco preciso.

La caratteristica della bermuda è che l’erba assume un “verso”: a “favore” oppure “contro”.

Quando il pelo è a favore ho la sensazione che il bastone semplicemente scivoli come un pattino sul ghiaccio mentre quando è contro, la faccia viene subito fermata. 

Con i bastoni medio-lunghi se il pelo è contro la palla prende più “spin” e la palla vola cinque o sei metri in meno.

Una volta capito, calibrarsi è un gioco da ragazzi!

La vera difficoltà è intorno al green perché il verso dell’erba può essere di grande vantaggio oppure svantaggio.

Quindi come approccio dalla bermuda?

Quando il verso è favorevole è molto semplice fare un approccio decoroso:  basta avere l’impressione di non fare zolla e lasciare che sia il bounce del sand a far alzare la palla. 

Tuttavia nel momento in cui trovo il verso contrario il gioco si fa più complesso e anche approcci banali si trasformano in colpi non scontati.

Il bounce è la “suola” del sand ed ha diverse gradazioni che variano all’incirca dal 4 al 12. 

Più il numero è basso e minore sarà lo spessore della suola mentre all’aumentare della gradazione maggiore sarà il cuscinetto. 

Nei terreni duri consiglio un bounce basso perché così la faccia del bastone entra direttamente nel terreno.

In quelli molli invece lo consiglio alto in modo tale da facilitare lo “scivolamento” della suola. 

La tecnica che uso è quella di eliminare completamente le accelerazioni nel momento dell’impatto.

 Ho la sensazione di fare uno swing molto più lungo e lento intorno al corpo.

Come risultante la palla esce più alta, con meno spin e quindi rotola di più sul green.

L’istinto è quello di arrivare con tanto angolo d’attacco e tirare  una “zappata” per terra.

In realtà bisogna diminuirlo il più possibile perché se il bastone arriva troppo dall’alto verso il basso la faccia del bastone si incastra nell’erba e la flappa è dietro l’angolo.

E’ un metodo che all’inizio è stato difficile da familiarizzare perché è contro intuitivo , ma almeno adesso ho la sicurezza di poter usare il putt nel colpo successivo senza incappare in doppi bogey.

#bermudachallenge


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