La formula più comunemente giocata nel golf è lo Stroke Play. È quello che siamo abituati a vedere in televisione e a giocare nelle gare di circolo, ed è effettivamente l’unica formula possibile quando ci sono un centinaio di giocatori in campo che competono fra loro. Si gioca contro il campo, colpo per colpo, buca per buca, e alla fine del giro l’unica cosa che conta è il totale: chi ne tira meno, vince.
Le cose cambiano quando ci si affronta in Match Play: si gioca a buche, uno contro l’altro e chi vince la buca fa un punto. Siamo sempre sugli stessi fairway a fare la stessa cosa, ma la strategia cambia completamente: non giochiamo più contro il campo, non importa quanti colpi tiriamo, ne basta uno in meno del nostro avversario. Se lui tira la palla in acqua davanti al green di un Par 3, perché dovremmo rischiare di commettere lo stesso errore? Giochiamo prima del lago in sicurezza per tirare il secondo colpo da dove lui giocherà il terzo. Non abbiamo bisogno di fare birdie: con buone probabilità il bogey sarà sufficiente per vincere la buca, e il fatto che lo score dica che quella buca va chiusa in tre colpi non ha nessuna importanza. Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte a questa affermazione, ma è il modo in cui va giocato lo scontro diretto.
Il Match Play è la formula di elezione per le “partitelle” fra amici, ma esistono altre formule poco convenzionali e molto divertenti che richiedono strategie ancora diverse.
La “Usa e Getta” prevede una pianificazione molto attenta, prima dell’inizio della partita. Si gioca su un’estensione di cinque o sei buche (circa 10-12 colpi fra tee-shot e colpi dal fairway) e ogni volta che si usa un bastone, questo non può più essere utilizzato, ad eccezione del putter. Probabilmente riserverò il driver per il par 4 più lungo, mentre al par 5 giocherò un ferro dal tee avendo comunque la possibilità di tirare il terzo al green; se rimango corto di 20 o 30 metri, piuttosto che “bruciare” un wedge mi converrà dare una botta con il putter per mettere la palla in green. Se un giocatore finisce i bastoni prima della buca di “reset”, in cui tutti i ferri tornano in sacca e si ricomincia, può riprenderne uno al costo di un colpo di penalità.
Nella “Partita a Bunker” lo score non conta: ad ogni buca bisogna tirare la palla in un bunker attorno al green e giocare un colpo dalla sabbia; se malauguratamente la palla atterra in green, devi buttarla in bunker e giocare da lì. Se prendi il bunker “in regulation” sono 2 punti, se fai up&down 1 punto, se imbuchi dal bunker 3 punti; se non esci dal bunker, voli oltre il green o fai uscita e tre putt, -1. È un modo divertente di giocare ed un ottimo allenamento non solo per praticare le uscite dalla sabbia, ma anche per migliorare la precisione dei colpi dal fairway: prendere un bunker è molto più difficile che tirare al green (il bunker è molto più piccolo).
“Bingo-Bango-Bongo” è un altro format in cui lo score non conta nulla. Su ogni buca ci sono in palio tre punti: uno per il primo che mette la palla in green, una volta che tutti sono in green un punto per chi è più vicino alla buca, e uno per il primo ad imbucare. Anche in questa formula la strategia è molto diversa rispetto ad una partita convenzionale: dopo il drive del mio avversario, posso decidere di giocare un legno 3 per essere il primo a tirare al green e guadagnare un punto, e se ci riesco il suo gioco sarà quello di mancare il green per poi approcciare e cercare di mettere la palla più vicina della mia. Questa formula funziona bene a due giocatori, ma diventa ancora più divertente e strategica se giocata in tre o in quattro.
Sperimentare un modo diverso di giocare a golf, senza preoccuparsi troppo dello score ma pensando solo ai colpi da tirare e alla strategia da adottare per battere l’avversario ci può insegnare molto su come affrontare questo gioco e ci permette di divertirci senza che la frustrazione per i tanti, forse troppi, colpi sbagliati ci rovini la giornata sul campo.