Gregorio De Leo e il segreto di Milano Marittima

“Il lavoro non finisce mai”: lo ha sostenuto Jannik Sinner a Torino, subito dopo la sua ultimissima vittoria, e probabilmente se lo ripete da anni anche Gregorio De Leo, 24enne biellese doc, che con una zampata finale sull’ultimo green del Final Stage della Qualifying School si è portato a casa la carta per disputare la stagione 2025 niente popò di meno che sul DP World Tour.

Partiamo proprio da lì, da quel ruggito condensato in un eagle alla 72sima buca di Tarragona che al Greg nazionale serviva come il pane: “Mi ricordo -ci racconta il piemontese- che c’era un leaderboard sul tee della 17: leggendolo, ho capito che mi sarebbe servito almeno un birdie alla 18 per ottenere la carta al 100%”.

E a quel punto sono arrivati i colpi perfetti attesi da una vita: “Beh, sì. Al par 5 finale c’era un pizzico di vento a favore che certamente mi ha aiutato, però è anche vero che dal tee ho tirato un gran bel drive e poi un ferro 6 perfetto che è atterrato al due metri dalla bandiera: putt in buca, eagle 3, e carta assicurata. Wow, comincio solo adesso, a distanza di giorni, a realizzare cosa sono riuscito a conquistare”.

Quanto lavoro c’è dietro quei due colpi decisivi? “A essere onesti, devo dire che negli ultimi cinque/sei anni ho lavorato aspettando quel momento. Non ho mollato un centimetro, mai”.

Neppure dopo aver dominato la stagione sull’Alps nel 2022? “Mai. Quello è stato un anno bellissimo, con tre vittorie, ma ho capito subito che non dovevo farmi ingannare dai risultati e che non potevo e non dovevo accontentarmi”.

Cosa dovevi migliorare? “Tutto il gioco. Per dire, la prima volta che il mio coach Alain Vergari mi ha visto, nel 2019, mi ha detto che c’era tantissimo da fare, ma che, se non avessi levato il piede dall’acceleratore, ci saremmo levati tante soddisfazioni. E quindi, mi sono messo a testa bassa a regolarizzare il gioco lungo e a migliorare quello corto”.

La tua carriera insomma è stata costruita un passo alla volta, prima amateur di livello, poi Alps, poi Challenge e adesso il Tour: non hai mai tentato scorciatoie: “Sono un diesel, non solo nel golf. Credo nelle cose fatte con lentezza, step by step, passo dopo passo. Ed è stato un bene, perché ogni circuito alla fine è stato una palestra di vita e di gioco, che mi ha reso più pronto e più competitivo per questo 2025 che mi aspetta sul Tour europeo. Il lavoro deve essere costante e non fermarsi mai”.

Proprio mai, mai? “A dire il vero, quest’anno mi sono preso una pausa a metà stagione di due settimane. Sono andato a rifiatare a Milano Marittima e mi ha fatto bene: da lì il mio rendimento è cresciuto a dismisura. E adesso che ci ripenso, ci sono stato un paio di giorni di fuoco anche prima della Cina: si vede che Milano Marittima mi porta bene!”.

Visto che tra tre settimane cominci sul DP World Tour, forse è il caso che ci ritorni: “Hai ragione, però poi ricomincio subito a lavorare, eh!”.

E certo, Greg: come dice Sinner, il lavoro non finisce mai.


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