A un weekend dalla chiusura ufficiale della stagione golfistica 2020/21 (si devono ancora disputare le 36 buche del PNC Championship in Florida NdR), credo che sia d’obbligo stendere un memoir dei dieci momenti top che hanno segnato in positivo questa ennesima annata così ricca sui tour di tutto il mondo di momenti clou e indimenticabili.
Partiamo in ordine crescente dalla decima posizione fino alla prima.
Dunque:
10) il driver di Bryson DeChambeau alla buca 6 dell’Arnold Palmer Invitational. Ve lo ricordate? L’8 marzo BDC conquista il torneo, il suo ottavo titolo sul Pga Tour, ma la storia la scrive il giorno prima, nel corso del moving day, quando, come promesso, prova a raggiungere il green del par 4 tagliando tutto l’angolo del dog leg sopra il lago sulla sinistra della buca. Dal tee scaglia una granata con una velocità di palla a 194 miglia orarie e, con un incitamento più da wrestler che da golfista, sorvola l’acqua per 370 yard e atterra a pochi passi dal green. Nessuno aveva mai tentato una linea di tiro così impensabile e, inutile a dirsi, il pubblico presente sul percorso, quello televisivo e quello online va letteralmente in delirio. La storia è scritta e il futuro è tracciato: la next generation seguirà le orme tecniche di Bryson.
9) La scoperta di Matthias Schmid. Segnatevi questo nome: classe 1997, tedesco, è stato uno dei top amateur al mondo e bi-campione europeo nel 2019 e 2020, nonché miglior dilettante nell’Open Championship 2021. Passato pro quest’estate, gli sono stati sufficienti pochissimi tornei per guadagnarsi la carta sul Tour Europeo e il titolo di Rookie of the Year. In campo è un ghiacciolo dalle mani bollenti e dai driver al tritolo. Potrebbe essere in campo alla Ryder 2023. Occhio.
8) La domenica di Francesco Laporta a Wentworth. L’italiano prova a emulare Rocca, Manassero e Chicco Molinari già vincitori al BMW PGA Championship, partendo leader nella domenica del torneo. Tiene duro, lotta, non cede, nonostante alla 13 colpisca in testa non uno spettatore qualsiasi, ma il suo coach e amico fraterno Pietro Cosenza. Alla fine non ce la farà contro lo strapotere di Billy Horschel, ma conquisterà un’altra top 10 e un altro mattoncino nella costruzione di una carriera che si fa ogni giorno più interessante. Ad maiora!
7) Le Olimpiadi. Al netto del play off maschile, che dire? Uno spettacolo unico, maestoso, da batticuore dal primo tee shot all’ultimo. Un onore esserci, un delitto imperdonabile non capirlo.
6) La vittoria di Phil Mickelson al Pga Championship. 51 anni, un fisico palestrato, un’elasticità da tanguero, un talento maestoso, il tutto frullato con un narcisismo irresistibile da guascone: impensabile non scoppiasse il tifo impazzito tra il pubblico in campo sull’ultima buca. Una giornata bellissima per il nostro sport, che, con il successo di un “vecchietto” in un torneo del Grande Slam, dimostra al mondo la capacità di essere inclusivo come nessun’altra disciplina.
5) Le lacrime di Rory McIlroy in Ryder Cup. In un mondo che ci ha condannati innegabilmente al parossismo della prestazione nella più assoluta incapacità di mostrare noi stessi, l’ex numero 1 del mondo, piangendo a dirotto davanti le telecamere, ricorda a tutti non la sua fragilità, ma la sua forza. Perché oggi mostrare le lacrime non è più un atto di debolezza, ma un atto di ribellione.
4) Il ritorno di Tiger Woods al PNC Championship. Scenderà in campo sabato e domenica nel torneo finale 2021, una louisiana che i major winner sono invitati a giocare con un familiare. E lui, a pochi mesi dal terribile incidente d’auto, ci regalerà l’ennesimo pezzetto di sé. Ma soprattutto lo regalerà a suo figlio: un grande atto d’amore di un padre e di un campione stratosferico.
3) Le ultime 9 buche di Morikawa all’Open Championship. Ma vi ricordate come nella domenica del torneo Collin abbia messo k.o. il povero Oosthuizen che pareva uscito da un incontro ravvicinato con Mike Tyson più che da 18 buche di golf? Un assassino col sorriso: questo è Morikawa. Un Hannibal Lecter in versione golfistica. Da Oscar.
2) Il play off infinito tra Patrick Cantlay e Bryson DeChambeau al BMW Championship. 6 buche di fuoco tra Davide e Golia. E se c’è una cosa che la storia insegna, è che i corsi e i ricorsi di vichiana memoria non sono una balla. E infatti ha vinto Patty Ice Cantlay, ossia Davide.
1) L’inchino del caddie di Matsuyama al Masters. Un gesto che racchiude tutto: lo spirit of the game, il rispetto, la grandezza del torneo e dei suoi protagonisti. Uno svelamento della meravigliosa tradizione del golf, che pur nel cambiamento dei suoi eroi e dell’attrezzatura per giocarlo, resta sempre identico a se stesso e comunque più grande di noi tutti.