I bastoni da golf più belli di sempre

Ogni volta che provo un nuovo bastone, prima di tirare un colpo lo metto a terra come se poggiasse dietro la palla e guardo se mi piace quello che vedo. È una questione puramente estetica, ma anche l’occhio vuole la sua parte e credo che non sia possibile tirare un bel colpo se il look del bastone non ti convince del tutto.

In oltre quarant’anni di golf, mi sono passati per le mani almeno una ventina di set di ferri e legni, e alcuni di loro mi hanno lasciato un ricordo indelebile. Vorrei condividere con voi quella che è una lista totalmente personale e soggettiva dei bastoni da golf più belli che ho avuto in sacca: non necessariamente i più facili da giocare (difficilmente le due cose vanno di pari passo) ma sicuramente quelli che più di altri appagano l’estetica.

Ping Anser serie 1

È un putter iconico: progettato da Solheim Karsten nel 1966, dopo la fine della tutela brevettuale il design è stato replicato da tutte le case produttrici rendendolo il bastone più copiato al mondo (qui potete leggere la storia) e ancora oggi dopo quasi 60 anni rappresenta l’icona del putter “blade”. È rimasto nella mia sacca per più di trent’anni, con ancora il suo grip originale indurito dal sole e consumato dal tempo, fino a quando non ho ceduto alle lusinghe delle nuove tecnologie e degli inserti in materiali compositi. Nonostante nel tempo il disegno dell’Anser sia cambiato poco, la prima serie con la testa in metallo brunito rimane uno dei bastoni più belli di sempre.

Ben Hogan Special SI

Come per l’Anser, il Sand Iron di Ben Hogan ha segnato la strada per gli Special Wedge che tutti abbiamo in sacca. La testa pesante, la lama stondata e la suola spessa lo hanno reso un bastone innovativo, incredibilmente versatile per giocare una grande varietà di colpi nelle più diverse condizioni. La tecnologia ha notevolmente migliorato il design rendendo i sand iron moderni più facili rispetto alla serie prodotte negli anni ’70 e ’80 dalla Hogan, ma le teste originali, specialmente la serie in berillio dal colore ramato opaco, meritano sicuramente un posto d’onore nella classifica dell’estetica.

Mizuno TP 5

La linea Tour Proven di Mizuno è sempre stata dedicata ai giocatori di alto livello, fino dal 1986 quando si chiamavano solamente Tour Pro, e bastava vederli per rendersene conto: ferri a lama forgiati, compatti e solidi, che non concedevano spazio all’errore. Fra tutte le serie TP uscite negli anni (ancora oggi sono in produzione) la più bella a mio avviso è la TP5, del 1986: la testa con un semplice rigonfiamento posteriore per abbassare la distribuzione delle masse e garantire un angolo di lancio maggiore, la faccia piccola a tal punto che il ferro 3 assomigliava a più un coltello da burro che a un bastone da golf, quando li mettevi a terra dietro la palla incutevano timore: bellissimi da vedere ma indomabili, avevi la consapevolezza che ogni palla che riuscivi a far decollare era un piccolo successo.

Driver Toney Penna

Con la sua testa in persimmon chiaro e l’inserto della faccia rosso fissato da quattro viti, è indubbiamente il bastone più difficile che abbia mai provato. Un dirver con la testa da 190cc (contro i 460cc dei driver moderni in materiali compositi) poco più grande della palla, e con uno sweet spot grande come l’unghia di un mignolo, esattamente al centro delle quattro viti, ha trionfato nei Major fra le mani di Tom Watson, Lee Trevino, Seve Ballesteros e Gary Player. È lo stesso bastone che sto baciando nella foto all’inizio dell’articolo, e lo conservo come un cimelio, che merita il posto più alto sul podio della mia personale classifica.

Tutti questi sono bastoni che oggi non ha più alcun senso giocare, in nessun modo possono eguagliare le performance dell’attrezzatura moderna che tutti noi abbiamo in sacca, ma di tanto in tanto con gli amici ci divertiamo a ritirarli fuori e a sfidarci in un giro di campo vintage. Il gioco diventa molto più difficile, i colpi si accorciano e non c’è spazio per l’errore, ma quando colpisci la palla esattamente in centro e senti il suono pastoso del persimmon, anche se a stento passi i 190 metri provi una sensazione incredibile, e per un attimo pensi di saper veramente giocare a golf.


Related Posts
Total
0
Share