Sceso qualche giorno fa il sipario sul Pga Merchandise Show 2023, vale a dire sulla stratosferica fiera golfistica di Orlando, è arrivato il momento di tirare le somme delle notizie più gustose circa la salute del mondo del golf negli States.
Innanzi tutto va sottolineato come il mercato legato al green stia continuando a crescere negli Stati Uniti, anzi, per meglio dire, addirittura esplodendo ormai sin dal 2020.
Il numero dei praticanti non smette di salire arrivando a superare i 25 milioni di appassionati. E ancora: all’interno di questa cifra, forse l’aspetto più interessante è quello dato dagli oltre 6 milioni di praticanti tra i 18 e i 34 anni che praticano questo sport e che dunque rendono il golf in America una disciplina “giovane”.
E adesso… attenzione: a questi numeri appena sfornati va aggiunta una voce importante, vale a direi 12, 4 milioni di persone che praticano il golf in modo… diverso, ma che comunque sono particolarmente attratte da green e fairway.
Chi sono dunque questi 12 e passa milioni di persone? Sono quelli che giocano a golf all’interno delle strutture dei TopGolf.
E cosa sono i TopGolf? Bene, non sono altro che 83 giganteschi campi pratica sparsi per gli States, che sono dotati di bar, ristoranti e televisioni, (sulla falsariga dei bowling NdR), di centinaia di postazioni da cui tirare e di centinaia di bastoni con cui giocare. Ma, soprattutto, i TopGolf sono dei futuristici driving range dotati di un sistema elettronico, per cui, in base a dove atterrano i colpi dei clienti, si visualizzano in tempo reale su dei monitor piazzati accanto alle zone di tiro dei punteggi per le sfide che si organizzano tra un hamburger e l’altro.
Ovvio dunque che i giovani ne vadano matti. Anzi, ne vanno così matti che un gigante come Callaway nel 2021 ha rilevato l’intera baracca per qualcosa come 2 miliardi di dollari: da allora, l’operazione va così bene che in un semestre tipo TopGolf registra vendite per oltre 700 milioni di dollari, e ricavi superiori ai 50 milioni. Per questo e per mille altri motivi, Chip Brewer, CEO di Callaway, ha definito TopGolf “una pietra miliare nello sviluppo di una nuova tesi di golf”.
TopGolf, oltre agli Stati Uniti, è presente grazie al franchising nel Regno Unito, in Messico, in Australia, in Germania e negli Emirati Arabi. E in Italia?
“Sullo sbarco di TopGolf da noi –interviene Cristiano Carraroli, managing partner di Under Par Tour Series – mi permetto di mettere in risalto un tema importante di fondo e cioè che se è vero che lo schema commerciale è molto simile a quello dei bowling, dove il grosso dell’incasso lo si produce con il food e il beverage, è anche vero che il percepito dei due giochi da noi non potrebbe essere più distante, con il bowling che è visto e sentito come uno sport per tutti, e con il golf che invece soffre ancora di un forte pregiudizio da parte del pubblico e che è all’origine di un blocco dei numeri”.
Chissà… allora magari sarà meglio riparlarne dopo la Ryder Cup…