Negli ultimi anni mi sono trovato sempre più spesso a giocare a golf sulle buche executive del mio circolo; inizialmente lo consideravo un ripiego: quando il percorso da campionato era impegnato da una gara, facevamo una “partitella” fra amici sul campo riservato ai neofiti, ma sono bastati pochi giri per scoprire il divertimento che può regalare un percorso fatto interamente da par 3 che variano fra i 50 e i 100 metri, e la cui lunghezza totale è di poco superiore a quella di due buche tradizionali.
D’altro canto, se ci pensiamo, il Par 3 Challenge che si gioca ad Augusta il giorno precedente l’inizio del Masters, in cui vediamo i migliori giocatori del mondo che tirano ad imbucare da distanze dalle quali noi ci riteniamo soddisfatti se riusciamo a far cadere la palla a qualche metro dall’asta, è un evento che regala spettacolo ed emozioni, e che ci fa apprezzare le loro capacità non meno di quando vediamo i loro drive infrangere il muro delle 350 yards.
Spesso con gli amici ci sfidiamo portandoci dietro solo un sand-iron e un paio di palle (lo shank verso il bosco è sempre in agguato): se la buca è troppo lunga per la portata del bastone che abbiamo con noi, semplicemente la giochiamo a due colpi. La sfida diventa molto tecnica, giocata su quelle distanze da cui usando solo un bastone devi riuscire a tirare tutti i colpi: è un golf molto più difficile quanto possa sembrare, fatto di sensibilità e fantasia. Un paio di anni fa ne ho avuto la riprova quando ho avuto l’occasione di giocare il Pitch & Putt Italian Open: tre giri da 18 buche che ho dignitosamente chiuso 8 colpi sopra al Par, ma 31 colpi dietro al vincitore che ha segnato uno score totale di -23: poco meno di un birdie ogni due buche.
Su un percorso tradizionale raramente ci troviamo a tirare i colpi sotto ai 70 metri: magari un terzo ai par 5, oppure un approccio ad un par 4 in cui un drive erratico ci ha costretto ad un secondo di recupero, e proprio in queste occasioni ci rendiamo conto di quanto sia importante saper giocare questi colpi, e come farlo bene possa abbassare notevolmente il nostro score totale.
Certo, avere un percorso executive o anche solo tre buche Pitch & Putt per un circolo è un impegno oneroso in termini di manutenzione e di spazio necessario, ma è un grande valore aggiunto non solo per i giocatori che hanno voglia di fare una partita veloce da un’ora, ma anche per un neofita che ha magari bisogno di un ferro 7 per fare 50 metri, o per un bambino che comincia a giocare e tirando il legno 3 ha la possibilità di raggiungere il green e di giocare per il par.
Mi auguro che in futuro si valorizzi sempre di più il golf giocato sulle brevi distanze: credo che sia un ottimo modo di avvicinarsi a questo sport e di renderlo più alla portata di tutti.