“Sua altezza aerea” ed il golf
Un giorno vi racconterò (molto presto) cosa successe veramente fra Ian Poulter e “sua altezza aerea” nell’ultima giornata della Ryder Cup del 2012, il cosiddetto “miracolo di Medinah”.
Prima però è giusto capire da dove arrivi tutta questa passione per il golf per Michael Jordan
Nel 1984 MJ frequentava il terzo anno alla University of North Carolina quando chiese di “provare” al suo compagno di stanza Buzz Peterson, che era anche il suo compagno nella squadra di basket dei Tar Heels. C’era un’altra persona nella loro stanza quel giorno, un nuovo amico che Peterson aveva recentemente incontrato in un corso di psicologia. Era Davis Love III.
Pochi minuti prima, Love e Peterson avevano lasciato la loro aula e attraversato il campus dove viveva la squadra di basket.
Quello che sarebbe diventato il capitano USA di Ryder Cup trentotto anni dopo, chiese a Peterson se aveva mai giocato a golf.
Peterson rispose di no. Da lì il suggerimento di Love di andare al golf di Finley a Chapel Hill per tirare qualche palla. Peterson accettò.
“Poi siamo tornati in aula per una lezione pomeridiana e Michael era lì dentro, ricorda Peterson, e ho detto a Michael: ti presento il mio amico Davis, gioca nella squadra di golf. Dopo andiamo al golf a tirare qualche palla.” Normalmente il campo da golf non avrebbe offerto alcun interesse a quei due in quel momento. Dopo tutto, era la fine di marzo e dovevano allenarsi. Ma i Tar Heels avevano appena perso contro l’Indiana nelle semifinali dell’East Regional 1984. Jordan aveva segnato 13 punti prima di fallire in quella che sarebbe stata la sua ultima partita al college. Forse stava solo cercando di riempire il vuoto lasciato dal brutto finale di stagione. O forse è stata la sua curiosità naturale e lo spirito competitivo. In ogni caso, era incuriosito.
Ed è allora che ha chiesto se potesse andare con loro.
Ovviamente, né Peterson né Love hanno detto di no. (per fortuna n.d.a.) Il primo incontro di MJ con il golf, un piccolo tragitto verso l’ UNC golf club che alla fine ha portato alla storia d’amore di Jordan con il nostro sport.
“Ha iniziato praticamente cazzeggiando a destra e sinistra, guidando il golf cart e camminando con noi, solo perché c’erano molti ragazzi che giocavano,” Love ricorda, “poi si è fatto vedere, voleva tirare un putt ogni tanto o un driver o qualsiasi altro bastone, e poi ha iniziato a interessarsi sempre di più, così ho trovato un mucchio di palle pratica e dei vecchi bastoni e gli ho fatto una sacca e l’ho lasciato giocare.
”Il primo giro di Jordan avvenne quella primavera.
I suoi compagni di gioco erano Al Wood, che aveva preceduto Jordan come stella del basket della Carolina del Nord, Davis Love III e l’amico John Simpkins anche lui della squadra dei Tar Heels.
Jordan ammise che stava ancora imparando le regole ma soprattutto imparando ad usare i bastoni giusti. “lì ho giocato un ferro 9, lì avrei dovuto giocare un 6 etc. etc. etc ,” dice Jordan. Non ricorda l’esatto score di quel giorno.
Ma come la maggior parte dei golfisti all’esordio, non è tanto il risultato finale, quanto il piccolo barlume di speranza. L’unico dolce, momento che rimane nella memoria. Su 17 buche aveva segnato sempre più di un colpo sopra par… o peggio. Ma su una buca, fece par. “E’ da allora che sono rimasto stregato” dice il giocatore di basket più forte che sia mai vissuto.
Qui un video che lo mostra in versione “golf “.