Tutti noi, durante un giro regolare di golf, ci siamo trovati su un tee di partenza o in mezzo a un fairway e guardandoci intorno abbiamo pensato: “Quanto sarebbe divertente tirare a quell’altro green?”. Molti di noi probabilmente lo hanno fatto, nel giorno di chiusura del circolo quando il campo è poco affollato, e si sono resi conto di come il percorso che abbiamo giocato per anni d’un tratto diventa una cosa completamente diversa, da studiare e analizzare colpo per colpo. Quel tee di partenza sul quale senza neanche guardare la buca davanti a noi avevamo sempre tirato fuori il driver sapendo che avremmo poi avuto in mano un ferro 8 o un ferro 9, ora richiede un colpo completamente diverso, da piazzare in un punto strategico cercando di immaginare il colpo successivo per attaccare un green da una prospettiva totalmente nuova.
I bunker e gli ostacoli che sapevamo bene come evitare tornano in gioco in modo differente, obbligandoci a ripensare la nostra strategia; un green largo e poco profondo con un lago davanti, si trasforma in un bersaglio lungo e stretto, con acqua laterale che lascia pochissimo spazio all’errore; un gruppo di alberi che normalmente ci avrebbe impensierito solo dopo un drive erratico ora si presenta davanti a noi, costringendoci a passarci sopra, sotto, o a giraci intorno.
Dove c’è spazio per uno swing, c’è un colpo da golf.
(Bubba Watson)
La Casa del Golf, L’Old Course di St. Andrews, una volta all’anno per tre giorni viene giocato all’incontrario, come era stato originariamente disegnato prima che nel 1870 Old Tom Morris lo ritracciasse nella configurazione che conosciamo oggi: dal tee della 1 al green della 17, dal tee della 18 al green della 16, e così via fino all’ultima buca che si gioca dal tee della 2 al green della 18. Se lo fanno nel luogo più emblematico per il nostro sport, allora perché non farlo anche noi?
Qualche volta, con gli amici di sempre, ci siamo sfidati sul nostro campo ridisegnando il percorso, e dopo il teeshot della 1, il green della 4 diventa un bersaglio molto impegnativo, raggiungibile in due colpi ma probabilmente più saggio da giocare in tre; giocando dal tee della 7 al green della 9 ci si presenta davanti un par 5 con un secondo colpo estremamente delicato, con acqua davanti e dietro all’atterraggio della palla; la 10 giocata dal tee della 15 diventa un par 4 corto estremamente delicato, completamente circondato dall’acqua e con un green che non è disegnato per ricevere una palla da quella direzione.
In condizioni normali, considereremmo un disegno di questo tipo scorretto e poco giocabile, ma in una sfida fra amici, questo modo di affrontare il campo ti fa ripensare il golf in un modo strategico, ti obbliga ad abbandonare la tua “comfort zone” e a giocare non più colpo per colpo, ma come in una partita a scacchi ad avere una visione con due o tre mosse di anticipo. Ognuno affronta le buche rimappate in modo differente, immaginando colpi diversi in una competizione dove il par non ha più alcun significato e le uniche cose che contano sono la fantasia e la capacità di lavorare la palla. E questa, alla fine dei conti, è l’idea più pura del gioco del golf.