Joseph Conrad scriveva che la madre delle invenzioni è la necessità. Deve essere dello stesso avviso l’inglese Richard Bland, un tipino che è arrivato al top della forma sull’European Tour davvero tardi, intorno ai 50 anni, quando è andato a schiantare il nostro Migliozzi al play off del British Masters del 2021.
Passato poi immediatamente -dietro lauto compenso- sul circuito LIV, Richard oggi si sta alternando con successo tra i tornei dei sauditi e quelli over 50 del Champions Tour americano.
Ed è qui che veniamo al punto focale del discorso: Bland ha infatti appena dichiarato che, pur da senior, oggi è la miglior versione di se stesso come giocatore. In sostanza, secondo Richard, non ha mai giocato così bene a golf come di questi tempi. E a dirla tutta, l’inglese ha anche una spiegazione plausibile a questo fenomeno di inversione senile: il calibro dei campioni contro cui si scontra a ogni torneo del LIV (parliamo di Bryson, Rahm, Cam Smith, Koepka ecce cc…) è così alto, che, per necessità, Bland è costretto a portare in campo il suo gioco di serie A, non quello B o C, ma solo quello migliore possibile.
Ad ascoltare queste parole, Joseph Conrad sarebbe dunque certamente orgoglioso del suo connazionale.
Ora, il risultato straordinario di Bland che però forse pochi hanno notato, è anche questo: che l’inglese, pur potendo giocare solo due tornei sul Campions Tour, ovvero il Pga Championship e lo US Open over 50, li ha vinti entrambi in scioltezza, entrando così a far parte del circolo ristretto dei Nicklaus, Player, Irwin, Chapman e dei Montgomerie, gli unici finora ad aver trionfato nello stesso anno in questi stessi tornei.
Morale: esplorando i propri limiti sul LIV, Richard Bland è stato capace di scoprire in sé nuovi territori vastissimi, nuovi talenti che non sapeva di possedere. E sta proprio qui la lezione più grande che ci regala, ossia che il nostro vero potenziale sta sempre e solo al di fuori della nostra comfort zone. E sta solo a noi andarlo a scoprire.
