Jack Burke Jr. è il Masters champion vivente più anziano!

 

 

Quasi totalmente solo nella spaziosa clubhouse del suo Champions Golf Club, Jack Burke Jr. guarda quattro giocatori  sul primo tee shot. Anche a 98 anni, si fa vedere regolarmente sul campo pratica ed è felice di lavorare sul grip di un giocatore o guardare il suo swing.

“Non do consigli,” dice in una voce datata ma ancora ferma. “Vanno bene per le corse dei cavalli, non per il golf. Devi avere sensibilità per il gioco. Non puoi cantare come Bing Crosby se non hai mai sentito una nota.”

Questo è Burke in poche parole: schietto, onesto, diretto. E preciso come un orologio svizzero.

Al golfista veterano, che è diventato ancora più famoso negli ultimi anni per essere il vincitore Masters che non si presentò alla cena dei campioni, viene chiesto come gli piace essere considerato al giorno d’oggi: “L’ultima leggenda vivente del golf”? “Il vecchio saggio del gioco”?

Burke ci pensa per un secondo, poi sposta tutto con un gesto del polso, lo stesso movimento che lo ha aiutato a vincere la sua giacca verde e il campionato PGA nello stesso anno: il 1956.

“Non penso molto ai titoli vinti”, dice con dolce impazienza, ”alla mia età sei già felice di alzarti la mattina ed essere in grado di lavarti i denti!”

La squadra USA del 1973

La sua eredità, include quattro vittorie consecutive da professionista nel 1952, due major, gli onori della World Golf Hall of Fame e un ricco contributo alla Ryder Cup: cinque apparizioni vittoriose come giocatore (1951-1959), due Captaincies (1957 e 1973) e, nel 2004, all’età di 81 anni, un assistente capitano sotto Hal Sutton.

Burke divenne professionista nel 1941, all’età di 17 anni, ma poco dopo iniziò un periodo di quattro anni nel Corpo dei Marines, dove servì nella seconda guerra mondiale come istruttore di combattimento.

Ha guadagnato i primi stipendi come insegnante professionista (per un periodo, sotto Claude Harmon, papà di Butch, a Winged Foot), fino a quando ha vinto il suo primo torneo, nel 1950: il Bing Crosby Pro-am a Pebble Beach.

Fino a quando, nel ’52, dopo aver vinto quattro eventi del Tour di fila, ha incontrato Slammin’ Sammy (Sam Snead n.d.a.).

“Il Masters sarebbe stata la mia quinta vittoria consecutiva”, dice, “ma Snead mi ha battuto di quattro colpi. Sono sicuro di aver lasciato sui green di Augusta qualche tre-putt…”

BISOGNA TOGLIERE TENSIONE DALLO SWING

Tensione, ritmo e fiducia hanno sempre costituito la base del mio golf.

Quattro anni dopo, Burke vinse il  Master del ’56 – il primo mai trasmesso in televisione – in uno dei giri finali  più drammatici della storia di Augusta. 

Giocò l’ultimo round con venti di 50 miglia all’ora, recuperando ben otto colpi a Ken Venturi. Burke girò in 71. Venturi in 80.

“Non avevo mai visto condizioni del genere sul campo da golf,” ricorda Burke, che giocò driver e wedge per raggiungere il par 3 della 4 .

“Era la mia giornata – non quella di Ken. È stato bello vincere, ma ero sempre alla ricerca della prossima vittoria.”

Vittoria che arrivò presto al Blue Hill County Club, dove vinse il campionato PGA del ’56 per 3 e 2 su Ted Kroll.”(la formula era ancora match-play)

Burke e Kroll con il Wanamaker trophy del PGA del ’56

Burke ammette apertamente di non conoscere personalmente molti dei giocatori giovani di oggi.

E’ uno dei motivi per non presentarsi al Champions Dinner. Pur avendo sempre mantenuto un filo diretto. Dal momento che lo spogliatoio dei campioni Masters dell’Augusta National non è abbastanza grande per ospitare un armadietto per ogni vincitore della giacca verde, Burke condivide il suo armadietto con Tiger Woods.

“Ogni anno gli lascio un biglietto,” dice Burke sorridendo, “chiedendogli di lasciare un paio di centinaia di dollari per il suo compagno di armadietto.”

E ?

“Mai lasciato un centesimo !”, dice Burke. “Ma ha detto che gli piace leggere i miei biglietti.”


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