Johnny Revolta, il Re del gioco corto.
Quanti “Re” del gioco corto saranno esistiti? E quanti ne nasceranno ancora!?
E poi, è possibile diventare un “Re” del gioco corto?
La storia che vi racconterò potrebbe essere terapeutica per qualcuno…
“Ebbene sì” come diceva il comico Daniele Formica in un suo monologo di tanti anni fa” a 52 anni …”
Beh, evito di continuare perché qui sono sempre in fascia protetta, ma effettivamente a 52 anni sono sempre alla ricerca e alla “scoperta” di nuove idee, tecniche e sensazioni nei vari settori di questo magico gioco.
Sono sempre stato un discreto giocatore sui green, ma solo ultimamente ho fatto un notevole salto di qualità attorno ai green con enorme soddisfazione.
E allora, grazie anche alla cortese collaborazione dell’amico Stefano Mora, rimango colpito da “Iron Master”.
Fu il soprannome di un professionista del PgaTour nato a St.Louis nel 1911 di nome Johnny Revolta.
Tutt’altro che potente nei colpi dal tee, Johnny Revolta compensò la sua mancanza di lunghezza sviluppando un gioco corto straordinario.
Sebbene noto per la sua capacità di insegnamento, fu la conoscenza del gioco corto di Johnny che fece migliorare clamorosamente i suoi allievi di ogni livello.
Il grande “guru” del gioco corto Paul Runyan proclamò Johnny il miglior giocatore dal bunker di tutti i tempi.
Il classico chip alla “Johnny Revolta”
Johnny prendeva posizione sulla palla con entrambi i piedi girati un po’ verso sinistra. Con il peso leggermente spostato sul lato sinistro. Impugnava il grip più corto per una migliore sensazione contraendo leggermente la parte superiore delle braccia verso il busto (vi ricorda qualcosa la maglietta incastrata sotto l’ascella di Justin Rose e Will Zalatoris?).
La sua azione dei polsi era molto neutra, mentre si assicurava di tenere l’impugnatura davanti alla palla (un’esigenza meno necessaria con i wedges odierni, dotati di bounce e grind) e di spazzolare il terreno.
In bunker
Johnny usava le stesse meccaniche che usiamo ancora oggi nel bunker. Forse l’elemento più importante del bunker è il modo in cui Johnny taglia la linea del bersaglio tenendo aperta la faccia del bastone. Il suo swing in avanti è un po’ più corto di quello che vediamo oggi nel movimento del professionista moderno, ma per il resto è essenzialmente lo stesso.
Johnny scrisse nel suo libro “Short cuts to better golf” che “la cosa più importante nel golf è il finish: un finish alto è il risultato di uno backswing completo e di un buon attraversamento”.
Il waggle di Revolta
Il waggle non è altro che un piccolo movimento preparatorio allo swing. Nasce dall’esigenza di rilassare la muscolatura, avvertire il peso del bastone e dare un input per il gesto completo da effettuare.
È interessante notare che il grande Ben Hogan adottò il waggle di Johnny Revolta.
Revolta cambiava il waggle in base al colpo.
Ad esempio, per produrre più spin su un green dopo aver colpito un bunker, Revolta produceva tanti, brevi colpi ripetuti.
In carriera vinse 18 tornei sul PgaTour conquistando nel 1935 il Pga Championship, quando ancora il torneo era giocato con la formula match play, avendo la meglio su Tommy Armour per 5 a 4 nella finale.