Kevin Chappell: da noi in cerca di cultura.

Kevin Chappell: dal 59 alla vacanza culturale.

Ero rimasto incuriosito,pochi giorni fa, nel constatare una presenza importante di bandiere a stelle e strisce nell’entry list dell’Open d’Italia.

Avrebbero giocato all’Argentario diversi statunitensi grazie all’appartenenza a diverse categorie del tour.

Johnston Ryggs e Jordan Gumberg grazie alla categoria 4, della quale scusatemi vi lascio un link perchè per spiegarne il criterio avrei poi bisogno di prendere una settimana di ferie..

John Catlin (3 vittorie sul DP World), invitato.

Sean Crocker che secondo la categoria 10 che pronuncia così:

“Qualsiasi Membro che abbia ottenuto una carta del PGA TOUR 2024 tramite la Race to Dubai Rankings e che non sia già esentato secondo i criteri precedenti, e che sia stato un Membro Classificato (Ranked Member) avendo soddisfatto il requisito minimo di tornei validi nella stagione 2024 del DP World Tour, seguito dai primi 114 giocatori nella classifica finale della Race to Dubai 2024, seguiti da qualsiasi Membro Affiliato e da Membri Classificati HPT che abbiano guadagnato almeno lo stesso numero di punti nella Classifica Punti Race to Dubai per Non-Membri rispetto al 114º giocatore nella classifica finale della Race to Dubai 2024.

….. aveva diritto di partecipazione.

Ed una serie di “pesci grossi” (ignorati purtroppo da tanti) che giocavano per un accordo preso fra DP World e PGA Tour.

Brandon Wu, Troy Merritt, Erik Barnes e Kevin Chappell giocavano infatti per effetto della categoria 12 che permette ad un massimo di 5 giocatori che si sono posizionati fra il 126mo ed il 22mo posto della FEDEX Cup dell’anno precedente di partecipare a qualsiasi torneo della Race to Dubai.

Con Troy Merritt avevo già avuto modo di parlare tempo fa a Crans Montana durante un Omega European Masters, così questa volta non ho perso l’occasione di incontrare Kevin Chappell, un vero e proprio “Mister 59”!

Il mio esordio con lui è un pò troppo diretto, forse anche dettato dall’emozione di vederlo di persona dopo averlo commentato per anni.

“ Kevin, perchè in Italia?”

E giustamente lui: “ Why not?” (Perchè no?!), non sapendo minimamente chi fosse il suo interlocutore.

A quel punto ho spiegato il motivo della mia domanda e della mia sorpresa nel vederlo lì, corredandola con dati e informazioni che solo uno del “mestiere” può “snocciolare”.

C’è infatti un momento nella carriera di Kevin Chappell che resterà inciso nella storia del golf: 13 settembre 2019, secondo giro del Greenbrier Classic, in West Virginia. Dopo quasi un anno di inattività, con la schiena letteralmente ricostruita, Chappell firma un 59, uno dei punteggi più rari e iconici del golf. Solo altri nove uomini avevano fatto meglio… uno solo due volte.

La schiena a pezzi

Nel novembre 2018, Chappell era sull’orlo del ritiro. Il dolore alla schiena, ignorato per troppo tempo, si era trasformato in qualcosa di peggiore: la perdita totale della sensibilità alla gamba destra. Dopo il rientro dal Mayakoba Classic, non riusciva nemmeno a raggiungere il ritiro bagagli all’aeroporto di Phoenix.

La diagnosi fu: ernia lombare e compressione del nervo sciatico. La soluzione? Un intervento chirurgico delicatissimo alla colonna vertebrale: microdiscectomia e laminectomia a L5-S1.

Per mesi il campo da golf fu solo un miraggio. Iniziò un percorso di riabilitazione chirurgica e mentale, un esercizio di disciplina e umiltà. Le prime settimane solo putting, poi wedge dosati, infine nove buche. Nessuna fretta.

Quel giorno al Greenbrier, Chappell fece qualcosa che ha il sapore dell’epico: 11 birdie, 9 consecutivi, il massimo mai registrato in un giro PGA. Un ritorno con fragore, che parlava di resilienza, di orgoglio, e del talento che non se n’era mai andato.

Dopo aver sfruttato la sua major medical exemption per rientrare gradualmente nel PGA Tour, Chappell ha alternato apparizioni sul circuito principale e il Korn Ferry Tour. Nel 2025 dopo due eventi di apertura stagione alle Bahamas e la partecipazione allo Zurich Classic di New Orleans, arriva all’Open d’Italia.

Una presenza, quella dell’Open d’Italia 2025, passata quasi inosservata nei pronostici. Ma per chi conosceva la sua storia, quel tee time delle 8:00 alla buca 1 aveva un significato profondo.

Dopo un primo giro da 69, Chappell è scivolato nel secondo round con un 76, mancando il taglio per cinque colpi. Non abbastanza per restare nel weekend, ma abbastanza per lasciarmi un bellissimo ricordo grazie alle sue parole.

Era da tempo che desideravo venire a visitare il Vostro paese.

Wyatt e Collins (i figli) stanno crescendo e la mia intenzione era di venire qui per vivere qualche giorno immersi nell’immenso patrimonio culturale italiano perpoi proseguire con Elisabeth in altri paesi europei.

Sabato mattina ci siamo incontrati nuovamente, nel paese di Porto Ercole, dove aveva preso una casa in affitto.

Si stava preparando per partire.. anticipatamente.

Mi ha detto lui stesso, ridendo:

«Non ho mai amato i tagli mancati… ma questo era l’Open d’Italia. E sono felice di esserci stato.»

Nel frattempo, Kevin si gode ciò che davvero ha più valore. La moglie Elizabeth, che quel giorno al Greenbrier percorse con lui le prime nove buche, prima di correre a prendere i figli Wyatt e Collins al nido.

«Loro non hanno idea di cosa ho fatto quella volta. Ma mi abbracciano lo stesso. E alla fine è l’unico punteggio che conta davvero.»


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