Le doti dei campioni

Fino a pochi giorni fa, tra gli dei dell’Olimpo del green mondiale, Jordan Spieth e Patrick Cantlay parevano dormire sonni tranquilli. Tradotto: a parte un play off a Phoenix perso da Patti Ice contro Schaeffler, dei due campionissimi di cui sopra non v’era traccia significativa in questo inizio di 2022.

Il trend è decisamente cambiato a Hilton Head domenica sera nel corso dell’ultimo giro dell’RBC Heritage, quando proprio Giordanello e Patrizio sono stati protagonisti dello spareggio finale per la vittoria conquistata con furore dal primo. Ed è stato in quelle ultime, infuocate 9 buche che sono emerse le caratteristiche -e ovviamente anche le doti- di queste due superstar del Pga Tour.

Per dire: laddove Spieth è tutto un ardere, Cantlay è ghiaccio; laddove il texano si agita, il californiano è immobile; laddove Jordan parla e grida, Patrick è silenzioso.

In questo scontro tra titani che a una prima, rapida occhiata più diversi non potrebbero essere, esistono però delle caratteristiche comuni a entrambi: la persistenza, la pazienza, la resilienza.

La persistenza è quella che non ti fa mollare neppure quando la buca pare stregata. Spieth da detto: “oggi ho vinto senza avere il putter in sacca” e Cantlay stesso, sui green, ha guadagnato pochissimo in tutto il torneo.

La pazienza è quella che ti fa accettare che le cose, i putt in questo caso, possano andare diversamente da come ti aspetti. Unita alla persistenza, diventa un’arma micidiale di fronte alla quale, alla lunga, anche le buche che paiono non volerne sapere dei tuoi tentativi si arrendono alla tua volontà.

Infine, la resilienza: è quella capacità di rimbalzare da un momento negativo e di saperlo trasformare in positivo in un battito di ciglia.

Né Jordan, né Patrick a Hilton Head erano in possesso del loro gioco A, di quello migliore, ma hanno saputo fare tesoro di ciò che avevano in sacca e nel cuore, arrivando allo spareggio per il titolo.

Persistenza, pazienza e resilienza: al netto dell’indiscutibile talento, sono state proprio queste doti a tenere a galla non solo il loro torneo dell’RBC, ma anche e soprattutto le carriere di questi due campioni. Nel caso di Spieth, dal 2017 al 2021, quando non c’era traccia di lui in fairway; nel caso di Cantlay, quando, prima una vertebra spezzata e poi un lutto terribile, lo hanno allontanato dai campi dal 2016 al 2018.

Persistenza, pazienza e resilienza. Sono i tratti di un “mastery mindset”. E sono più utili e vincenti di uno swing perfetto, che tanto, lo sappiamo tutti, non esiste.


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