Lettera a te, futuro golfista bambino.

Abbiamo sempre parlato di futuro, è il nostro “horizon”, lo sappiamo. Di tanto in tanto, tuttavia, serve anche un occhio al passato e prendersi una pausa, rifugiarsi nella memoria. Per arrivare al futuro, alcune volte basta qualcosa di più semplice, idee messe nero su bianco: per questo immagino una lettera a te, futuro golfista bambino.

Questa volta non mi connetto, semplicemente scrivo.

Scrivo per ricordarmi perché ho cominciato a giocare. Ah, come giocavo! Con foga perché era una sfida unica tra up&down, abbracci e qualche lacrima nella sconfitta, infiniti sorrisi. Quanta fatica nella pratica, zolle raccolte e pitchmark alzati…

Scusami futuro golfista bambino, mi sono incastrato in un ricordo.

Ti dicevo: ho cominciato a giocare perché succede sempre così nella vita, come con tutte le cose che ci causano un moto d’animo. Le cose capitano un po’ per caso perché le proviamo e poi, a poco a poco, le amiamo.

Anche per questo ti scrivo: come impegno a farti respirare bene questo mondo, il campo che vivrai, spero in una colorata skyline, serenamente.

Mi impegnerò per farti giocare leggero e libero come chi me lo ha permesso tempo fa: tirando ferri 5 a skippare sull’acqua, lanciando qualche bastone in aria, correndo sui green…

“Ci scusi Direttore! Non lo faremo più, promesso!”

Scusami tu, futuro golfista bambino, mi sono perso nuovamente in un ricordo.

Ma posso darti ancora qualche consiglio: ricordati sempre il “pace” sul putt, sguardo deciso all’obiettivo e non temere mai di finire in acqua, se sbagli urla “Fooore!” con tutta la tua forza. Sbaglierai tante volte; solo così imparerai a tenere testa alle tue paure. Se non dovessi riuscirci, non ti abbattere; buttati qualche istante sull’erba a guardare il cielo, la tua personale skyline, e inspira, espira, respira…

“Oh! Respira!”

“Apri gli occhi e respira! Ci sei? Meno male…Dei ragazzini ti hanno tirato una pallina in testa e sei svenuto per un po’.”

“Ma vedi te, questi ragazzini d’oggi…” – dissi un po’ rintontito e scocciato – “dai, continuiamo a giocare ragazzi.”

Ma, tra me e me, pensai: “che bel sogno!”


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