Luke Donald, 514ma posizione nel World Ranking e nessuna voglia di arrendersi.
Se facciamo scorrere la lista dell’OWGR, compresso tra il numero 513, Anders Albertson (63mo nel ranking del Korn Ferry Tour), ed il numero 515, Elvis Smylie, un teenager australiano che è appena passato professionista, troviamo un nome famoso.
Probabilmente il giovane australiano non può ricordare le classifiche di appena un decennio fa, e quale posizione occupasse il giocatore che lo precede.
Nel 2011, il giocatore inglese vinse quattro tornei, tra i quali il WGC-Accenture Match Play ed il Barclays Scottish Open, fu nominato giocatore dell’anno sia sul PGA Tour che sullo European Tour, e nel mese di Maggio raggiunse la prima posizione dell’OWGR.
L’anno successivo concluse la stagione al secondo posto del World Ranking, scalzato da Rory McIlroy, nonostante due vittorie.
Ma il 2012 fu l’anno del “Miracle at Medinah”, dove Donald contribuì pesantemente al successo del Team Europe nel nome di Seve Ballesteros, portando 4 punti su 4 incontri disputati.
Da allora, è iniziato un declino repentino legato, fondamentalmente, ad uno stile di gioco sempre più lontano dai nuovi standards.
Una poco fruttuosa ricerca di miglioramento della distanza, unita ad una crisi del gioco corto.
E Luke si é trovato a cercare il bandolo della matassa, che tarda a ritrovare.
Donald sta disputando i tornei del Tour sulla base della Career Money Exemption.
Si tratta di una esenzione che può essere utilizzata una sola volta dai giocatori che non riescono ad ottenere i risultati necessari per mantenere lo status di PGA Tour Player.
“Io amo il golf”ha dichiarato l’ex numero uno al mondo”ma a volte ti prende a calci nei denti”
“Ho ancora la voglia di trovare il modo di migliorare”
“Mi sono sentito molto abbattuto, ma è normale, quando cerchi con tutte le tue forze di miglioare e non vedi alcun risultato decente”
“Mi piace ancora molto essere là fuori a giocarmela…certo, sarebbe stato facile mollare tutto, ma poi si continua a provare a cambiare qualcosa, per vedere cosa succede”,
La sua ricerca si é tradotta in una girandola di allenatori, conclusasi con l’incontro con Mike Adams.
I risultati cominiciamo a vedersi, con una 13ma posizione pari merito al Byron Nelson.
Un altro elemento che ha dato fiducia a Donald, é stato il generalizzato ritorno al successo degli oldies, come li ha definiti lui.
Stewart Cink, Lee Westwood, Ryan Palmer, Charley Hoffman e, naturalmente Phil Mickelson, hanno dimostrato che i “vecchietti” possono ancora dire la loro sui Tour maggiori.
Peraltro, ha parlato di “loro”, perché lui non si sente ancora parte della categoria.
Un pò lo capisco…ancora mi fa strano quando vedo la S di fianco al mio nome…