Paul McGinley è stato un punto fermo nella Team Room europea per quasi tutte le Ryder Cup degli ultimi due decenni.
In quel lasso di tempo è stato giocatore, vice capitano e nel 2014 ha vestito la fascia di capitano.
Nella sua carriera in Ryder Cup, ha fatto parte di tre squadre vincenti come giocatore e ha capitanato la squadra a Gleneagles.
Si è reso protagonista di alcuni grandi momenti in Ryder Cup, come quando da rookie imbucò il putt vincente nel 2002. O quando vinse da capitano proprio a Gleneagles nel 2014.
Qualche tempo fa raccontò alcuni aneddoti delle sue esperienze in squadra, ma il racconto che voglio riportarvi è quello del 2004, la resa dei conti con Tiger.
“Era sabato, il giorno prima Padraig Harrrington aveva giocato bene in coppia con Monty (Colin Montgomerie) portando a casa un punto sulla famigerata coppia Woods – Mickelson.
La mattina dopo avrebbe dovuto giocare i fourball, ma non se la sentiva.
Quindi chiede a Bernhard Langer di non considerarlo nel pomeriggio: è troppo tardi, gli accoppiamenti sono bloccati.
Poi esce il sorteggio: io e Paddy (il soprannome di Harrington) contro Tiger e Davis Love.
Mi ritrovo quindi a giocare su uno dei migliori campi da golf della mia vita (Oakland Hills n.d.a.), stordito all’idea di giocare contro Tiger Woods per la prima volta. Ma Padraig era pessimista, il che è insolito per lui. Abbiamo pranzato, ma il mio tentativo di farlo reagire non ha funzionato.
Arriviamo comunque sul tee della 1 per i foursomes. Padraig tira per primo e lo capisci sempre quando è a disagio. Si agita, grippa e ri-grippa il bastone.
Alla fine si fa avanti e colpisce il più grande gancio a vite mai visto. Completamente a sinistra, negli alberi.
Quindi Tiger con una bomba da 300 yards a centro fairway.
Si parte. La folla americana canta e grida: “Tiger, Tiger!” Andiamo a cercare la palla e riusciamo a trovarla vicinissima ad un fuori limite a sinistra delimitato da una recinzione.
Ci sono circa 10 alberi che devo attraversare per tornare nel fairway facendo un backswing limitato proprio dalla recinzione stessa.
Per farla breve la colpisco nel downswing e con uno shank prendo l’albero di fronte a me.
Padraig fa il suo colpo che rimbalza su un albero e torna contro la recinzione. Torno nuovamente a giocare. Albero di nuovo. E lo stesso fa lui.
Abbiamo giocato già cinque colpi. Guardiamo nel fairway e ci sono Tiger e Davis in piedi con le mani sui fianchi. Non hanno nemmeno giocato il secondo. Stanno aspettando questi due Irlandesi che prendono a pallate gli alberi. Ci siamo guardati e abbiamo deciso di alzare la palla e andare alla buca successiva.
Alla buca 2, un par 5 dogleg a sinistra Davis deposita una cannonata al centro della pista e mi da 20 metri. Padraig mi sistema il secondo colpo a circa 80, la mia distanza preferita.
Tiger tira un ferro 3 di secondo che esce come un razzo. Dritta, talmente dritta da sembrare una corda ghiacciata sull’asta. E poi il rumore che fa! Tenete presente che non avevo mai giocato con Tiger prima. Mi ripetevo: ”Santo cielo, questo qui è qualcosa di diverso”.
La palla atterra in green e i tifosi americani impazziscono. Pensavo avesse imbucato. Corriamo lassù per dare un’occhiata: è a venti centimetri dalla buca. 2 UP dopo due buche. A questo punto pensiamo entrambi possa finire 9 & 8 (9 up a 8 dalla fine n.d.a.) o al massimo 7 & 6. Insomma imbarazzante.
Quindi, ho detto a Padraig, cambiamo strategia. Diamoci il doppio bogey sulla prima e il par sulla seconda. Quindi siamo 2 sopra par. Torniamo pari. Ho percepito di essere entrato in connessione con lui, e da quel momento in poi abbiamo iniziato a giocare contro il campo e abbiamo dimenticato contro chi stavamo giocando.
Sono entrati alcuni birdies, loro hanno commesso un’errore, e prima che ce ne accorgessimo siamo andati in vantaggio per 1 up e abbiamo battuto Tiger e Davis.
Tutti gli irlandesi da New York a Boston cantavano per noi intorno all’ultimo green. Non lo dimenticheremo mai”.
L’Europa vinse 18 e mezzo a 9 e mezzo.
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