Modalità aereo

Capita anche a te quando voli di mettere la modalità aereo?

Chiaramente non intendo quella del telefono perché sei obbligato a selezionarla!

Parlo della modalità aereo del cervello ed “attivarla” non è un obbligo, bensì una scelta.

Ogni volta che mi siedo al mio comodissimo posto in economy class, sono davanti ad un bivio: spengo la testa e mi guardo un film oppure metto  le distrazioni da parte e penso?

Per me l’aereo è una fuga dalla realtà.

Se ci penso sono su una scatoletta di metallo che si muove a 800 km/h a diecimila metri d’altezza circondato da nuvole, cielo e disconnesso da tutto e tutti.

Normalmente mentre volo, quando non ho paura, penso a domande esistenziali di ogni tipo oppure lo sfrutto come un momento per fare un resoconto del mio viaggio.

Ieri sono tornato dai tornei in Egitto ed ho tirato qualche somma.

La prima domanda che mi sono posto è stata: Come sto?

E’ la domanda fondamentale, segna la partenza del viaggio nel viaggio.

Una volta risposto a quella domanda inizio a scavare a fondo chiedendomi una miriade di perché.

Perché è una domanda pericolosa, la immagino come un buco nero.

Appena entri nella sua orbita ti risucchia.

Non è facile fermarsi al momento giusto, ma una volta arrivato alla radice dei perché passo finalmente alla domanda più bella di tutte:

Come? 

Come è la Wonder Woman delle domande, è potentissima.

Sposta l’attenzione dal problema alla soluzione.

Quindi raggiunto  il perché fossi insoddisfatto da queste tre settimane di gare ho stilato una lista di aspetti del mio gioco su cui lavorare: 

  1. Tornare ad avere un unico volo di palla, che per me sarebbe il fade. Troppe volte mi sono trovato indeciso su quale effetto dovessi scegliere e si è tradotto in una minor precisione. Avere un solo volo di palla elimina variabili non necessarie ed aiuta ad avere un approccio sempre uguale,  indipendentemente dalla situazione.
  2. Lavorare su l’angolo d’attacco con i colpi da 110 metri in giù poiché arrivando troppo verticale ho faticato a controllare la distanza e quindi mi sono creato poche occasioni da birdie.
  3. Trovare con il putt un sistema grazie al quale, indipendentemente dalla qualità dei green, io possa essere sempre in grado di determinare le ragioni per cui ho sbagliato un putt: per colpa della scelta della pendenza, della forza oppure della tecnica stessa. 
  4. Migliorare la tecnica sugli approcci per aumentare la percentuale degli “up&down” che purtroppo nelle ultime due settimane è stata troppo bassa. Voglio assolutamente eliminare la sensazione di avere il bastone nel downswing troppo interno che mi obbliga a compensare nei pressi dell’impatto causando un contatto troppo inconsistente.

Sperando che la modalità aereo mi abbia aiutato, ora faccio pausa fino a domenica e poi di nuovo a testa bassa a lavorare per brillare nelle prossime gare a Roma settimana prossima! 


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