Difende il titolo dell’ American Express questa settimana quel fenomeno di Nick Dunlap che l’anno scorso vinse sul PGA Tour prima da dilettante e successivamente da professionista.
E anche se i nostri occhi sono tutti puntati su Matteo Manassero e Francesco Molinari che vedremo quest’anno sul Tour americano, è molto bello capire cosa è successo nell’ultimo periodo a questo ragazzo dell’Alabama.
Nick ha raccontato al “The Players Tribune” il suo incredibile viaggio nell’ultimo anno, passando da studente-atleta universitario a vincitore di un torneo PGA Tour e professionista.
All’inizio del 2024, era iscritto a sette corsi, incluso uno di statistica, con l’obiettivo di laurearsi in tre anni.
Quando ha ricevuto l’invito per il torneo American Express a Palm Springs, nonostante le pressioni accademiche, ha colto l’opportunità, desideroso di misurarsi con i migliori giocatori del mondo.
Quell’evento è stato una svolta: da un semplice obiettivo di superare il taglio, è arrivato a giocare nell’ultimo gruppo con stelle del golf come Justin Thomas e Sam Burns, riuscendo a vincere come dilettante, un’impresa realizzata l’ultima volta da Phil Mickelson nel 1991.
Nick attribuisce il suo successo al supporto delle persone intorno a lui, in particolare al suo caddie Hunter Hamrick e al suo psicologo sportivo Bhrett McCabe, che lo hanno aiutato a gestire la pressione e a concentrarsi sul presente, affrontando ogni colpo con calma e determinazione.
La vittoria ha trasformato la sua vita in modi inaspettati e improvvisi, portandolo a decidere di passare al professionismo. Questa decisione è stata particolarmente significativa, poiché Nick è cresciuto a Birmingham, sognando di frequentare l’Università dell’Alabama, dove ha costruito legami profondi con il Coach Seawell e tratto ispirazione da figure come Nick Saban, famoso per la sua dedizione e mentalità competitiva.
Il passaggio al professionismo non è stato privo di sfide.
Nick ha vissuto momenti di solitudine e insicurezza, trovandosi improvvisamente a cenare da solo in hotel e a competere con i migliori giocatori del mondo, inclusi vincitori di major e Ryder Cup. Si chiedeva spesso se appartenesse davvero a quel livello. Con il tempo, ha lavorato duramente sul suo gioco per acquisire fiducia e dimostrare che il suo talento era all’altezza, come dimostrato dalla vittoria al Barracuda Championship e dal riconoscimento come PGA Tour Rookie of the Year.
Tornare all’Università dell’Alabama per ricevere il premio è stato un momento speciale, che ha condiviso con la famiglia e le persone che lo hanno sostenuto. Nonostante i cambiamenti, Nick si considera ancora lo stesso ragazzo di Palm Springs, con le cuffie nelle orecchie, che cerca di godersi il viaggio.
Per Nick, il golf e la vita sono facili da perdere di vista se ci si concentra solo sui risultati. Il tour richiede di affrontare continuamente classifiche, punti guadagnati o persi, e numeri accanto al proprio nome. Per il futuro, vuole concentrarsi di più sul processo, celebrando ogni vittoria, grande o piccola, e trovando pace nelle piccole cose.
Il suo primo anno da professionista è stato speciale, e Nick non vede l’ora di scoprire cosa gli riserverà il futuro.