Paralimpiadi: perché il golf non c’è?

Avete visto qualche gara alle Paralimpiadi di Parigi 2024?

Avete avuto l’occasione di assistere a gare di golf per disabili?

Se avete risposto di sì ad entrambe le domande, avrete anche notato una differenza sostanziale tra qualsiasi gara disputata alle Paralimpiadi e le gare di golf per disabili.

Alle Paralimpiadi le gare nelle diverse discipline sportive sono svolte da atleti con disabilità simili: non vedenti con altri non vedenti, chi è in carrozzella con altri avversari in carrozzella, chi ha una gamba amputata assieme ad altri con la medesima amputazione, e così via.

Nel golf per disabili non è così: per fare un esempio, chi è sulla carrozzella (e gioca usando il paragolfer) può giocare contro chi ha una protesi all’anca. Esistono solo le tre classificazioni strokeplay lordo, strokeplay netto e stableford a seconda dell’handicap di gioco.

Al G4D Open di Woburn per la prima volta si sono fatte classifiche anche per ogni tipologia di disabilità, giocando tutti strokeplay lordo.

L’amico Aurélien Lacour è il referente della Federazione Francese di Golf per il settore disabili, ha seguito e segue le varie tappe del percorso del golf verso le paralimpiadi.

“La casa non è ancora completamente costruita” afferma Lacour, “Ciò per cui il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) è irremovibile sono proprio le categorie di disabilità. Per l’IPC è assurdo che un giocatore su sedia a rotelle giochi la stessa competizione con un non vedente o un amputato, ad esempio”.

Altri criteri fondamentali per l’IPC, conditio sine qua non per l’ammissione del golf alle paralimpiadi sono:

– l’applicazione del codice mondiale antidoping. Sono regole precise sui controlli da effettuare durante le competizioni più importanti. Qui i lavori sono giunti a buon punto.

– l’IPC desidera poi che si dialoghi solo con le federazioni internazionali delle diverse discipline e che si possa stabilire una gerarchia globale tra le diverse nazioni. Tuttavia, il golf per disabili è da tempo gestito da diversi enti come The R&A, l’USGA oltre oceano, o l’EDGA (European Disabled Golf Association), creata nel 2000 in Europa. Inoltre fino ad ora non si è svolto alcun Campionato Mondiale di Golf per Disabili. Esiste solo un ranking mondiale, il World Ranking for Golfers with Disability (WR4GD).

Per tutti questi motivi il golf non è alle Paralimpiadi di Parigi, ma non sarà nemmeno a Los Angeles nel 2028. Ci sono però speranze per Brisbane 2032, le cose si stanno muovendo.

Da diversi anni l’International Golf Federation (IGF) ha preso in mano la situazione. Questo ente si occupa principalmente di organizzare due eventi: i Campionati Mondiali Dilettanti a Squadre e le gare olimpiche. In questo modo l’IPC trova nell’IGF un’unica controparte, il che è un bene.

Un Campionato Mondiale di Golf per Disabili, anche se non c’è nulla di ufficiale, è fortemente previsto a partire dal 2025. “Abbiamo davvero bisogno, prima di Brisbane 2032, che ci siano più edizioni di questo Campionato Mondiale, per dimostrare la fattibilità della cosa, e che il formato funziona” – insiste Aurélien Lacour.

E poi, cosa ancora più importante: i confini si muovono anche per quanto riguarda le categorie. Il risultato di circa 10 anni di lavoro. “Fondamentalmente stiamo passando dalle categorie golfistiche a quelle fisiche o funzionali”, osserva Aurélien Lacour. “D’ora in poi all’interno del golf per disabili esistono nove categorie (due intellettuali, due su sedia a rotelle, due visive e tre in piedi), che vengono poi divise in quattro blocchi. Il blocco 1 rappresenta gli atleti più infortunati e il blocco 4 quelli meno infortunati.

Queste nuove categorie sono state implementate per la prima volta al Campionato Europeo per Golfisti con Disabilità a Squadre lo scorso luglio (per la sola competizione strokeplay, non per la competizione stableford Nation’s Cup, vinta dalla squadra azzurra).

L’evento ha quindi offerto un formato completamente nuovo, che potrebbe essere utilizzato nei futuri campionati del mondo, o anche nei futuri Giochi Paralimpici.

Ogni squadra era composta da quattro giocatori ciascuno provenienti da uno dei quattro blocchi, con diversità obbligatoria (almeno un uomo e una donna in squadra). Così, Philippe Pée Dit Grabet, Charles-Henri Quélen, Mathieu Cauneau e Mélody Roccaz hanno permesso alla Francia di diventare il primo campione europeo in questo nuovo formato, che stravolge un po’ le vecchie regole. “Dovevamo trovare, per ogni federazione, non i migliori giocatori, ma il miglior giocatore di ogni blocco”, sottolinea Aurélien Lacour, “E questo è ciò che vuole  l’IPC “.


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