Scrive Stefania Auci: “Per tutto ciò che è bello e prezioso, ci vuole tempo. Calma. Pazienza. Bisogna attendere, e attendere, e attendere ancora, perché nulla di buono può nascere prima del tempo cui esso appartiene”.
Verissimo, no?
Eppure i neurogolfisti del weekend paiano ignorare completamente questo precetto, immaginando, spesso e volentieri, che bastino 50 veloci palline al campo pratica e, magari, una mezz’ora di lezioncina col maestro prima della garetta, per migliorare davvero il proprio gioco.
Ora, se non bastassero le parole della Auci a convincervi della necessità di saper pazientare e riprovare, pensate a Rory McIlroy, che per guadagnare quelle misere 5 miglia orarie di club head speed in più, ha lavorato duramente per oltre quattro stagioni.
Chiaro, no?
Eppure, come scrivevo qualche riga più su, noi dilettanti allo sbaraglio continuiamo imperterriti a impegnarci “seriamente” solo per pochi minuti alla settimana, convinti che questi attimi potranno davvero farci progredire. Ma perché, mi chiedo io, perché non vogliamo davvero cambiare swing, attitudine, mood, e modo di allenarci?
Una risposta intelligente all’annosa questione me la fornisce Carlo Sessa, fisioterapista d’esperienza, abituato a lavorare sui fisici malandati di noi golfisti del weekend:
“I giocatori di golf, probabilmente per motivi di età, sono poco proni al cambiamento”.
Giusto. In fondo si sa, più si va avanti con l’età, più i cambiamenti -che siano di vita, di swing, di training o di putt, poco importa- diventano difficili da affrontare. Ma non basta. E infatti Sessa continua: “In più, il golf è uno sport, atleticamente parlando, molto accessibile, dal momento che per giocare decentemente non richiede enorme forza fisica o agilità. Al contrario vuole estrema coordinazione e propriocezione. Ma i golfisti di queste qualità non si curano: per loro conta il fatto che siccome il golf non pare uno sport atletico, allora significa che qualsiasi modifica tecnica il coach chieda loro, si tratterà sicuramente di una bazzecola che si riuscirà a ottenere in pochissimo tempo”.
Peccato che invece sia proprio la fatica, fisica, mentale e tecnica, una componente essenziale di questo gioco maledetto… Ma vaglielo a spiegare…