Questa edizione del The Open al Royal St.George’s rappresenta per me un “tuffo” nel passato.
Nel 2011 sono andato a vedere il mio primo “British Open” proprio al Royal St. George’s.
Quell’edizione è passata alla storia per la vittoria di Darren Clarke che si aggiudicò il suo primo Major alla tenera età di 43 anni.
10 anni fa ero ancora un bambino, lo sono ancora adesso ne ho 24, quindi figuriamoci quando ne avevo 14!
Golfisticamente sono cresciuto al Golf Club Des Iles Borromèees. Il “Des Iles” è sempre stato noto per i suoi successi con la squadra agonistica.
Una delle ragioni per cui l’agonistica era così forte lo si deve alla figura di Pierantonio Vecchi.
Il “Pier” non solo era l’angelo che gestiva la logistica del club dei giovani, ma anche quello che si occupava di “traghettare” i ragazzi a tutte le gare più importanti.
Tra quei ragazzi c’ero anche io. E’ innegabile che tra me e lui si sia da subito instaurato un legame particolare.
Frutto di questa intesa è stata proprio quella di accompagnarmi a vedere il The Open nel 2011.
Differentemente dal solito, quella volta eravamo solo io e lui. Due incurabili appassionati di golf alla conquista dell’Inghilterra.
Di quella settimana ricordo tutto: le rotonde imboccate al contrario, le pizze mangiate bordo fairway, i ruggiti dei birdie ma soprattutto l’aria; si respirava golf!
Pier aveva organizzato tutto perfettamente come al solito.
Appena arrivati all’entrata ci siamo incontrati con Alberto Binaghi che ci ha consegnato i “pass” e ci ha accompagnato dentro.
Il primo giocatore che ho incontrato è stato Matteo Manassero. Ero talmente in imbarazzo che non riuscivo nemmeno a parlargli.
Mi fa ridere pensare che in quei 10 minuti ho incontrato due persone che poi negli anni sarebbero diventate molto importanti per me. Ah gli intrecci della vita!!
Diversamente da come si possa pensare, le giornate che mi sono piaciute di più sono state quelle durante la prova campo.
Abbiamo seguito giocatori come Tom Watson, Phil Mickelson, Rory McllRoy Dustin Johnson, Rickie Fowler e questa lista potrebbe andare avanti per ore.
Uno dei ricordi più belli della prova campo è stato quando mentre camminavo vicino al tee della buca 17 ho visto Gary Woodland che aspettava di tirare il tee shot. Nel 2011 in pochissimi lo conoscevano. Io però già lo adoravo e mi sono fermato a guardarlo.
Eravamo solo io lui ed il caddie sul tee e dopo aver tirato mi ha guardato, si è chinato verso la sacca per prendere un pennarello e una palla, l’ha firmata e con un sorriso gigante me l’ha regalata.
Non sto a raccontarvi quanto fossi felice in quel momento. Da allora ho sempre avuto un occhio di riguardo per lui, infatti quando nel 2019 ha vinto lo US OPEN sono stato contentissimo. Ci avevo visto lungo!
Dietro le corde, sempre grazie a Pier, ho conosciuto Michela, la madre di Chicco e Dodo Molinari che è stata talmente cortese con me da regalarmi una foto di Dodo e Chicco alla Ryder Cup firmata da loro e con l’aggiunta di dedica! Ovviamente è una foto che custodisco gelosamente sul mio comodino di casa.
L’ultimo giorno è stato magico non tanto per il magnifico golf magnifico da Clarke, ma per il tifo, le urla ed il rispetto che solo il pubblico inglese può trasmettere.
Assistere “all’esplosione” di urla del pubblico sulla tribuna della diciottesima buca dopo il putt della vittoria è un’immagine che ancora adesso mi fa venire i brividi. Per non parlare della sfilata di Darren Clarke intorno al green con la Claret Jug per ringraziare il pubblico; commovente!
Guardare un Major dal vivo è un’esperienza che per un appassionato di golf è assolutamente da mettere nella lista di cose da fare.
La settimana del The Open 2011 al Royal St.George’s rimarrà per sempre stampata nel mio cuore, così come il mitico Pier.
A te Pier, va il ringraziamento più grosso di tutti. Fin da quando ero bambino mi hai sempre supportato e soprattutto sopportato.
Senza i tuoi consigli e la tua passione probabilmente non sarei nemmeno professionista di golf e so che da lassù continui a tifare per me, anche quando faccio 3 putt.