Quando la filosofia ci aiuta a swingare meglio

Non posso ovviamente averne la certezza, ma credo che sarà capitato pure a voi.

Voglio dire: chi frequenta le club house dei golf club nostrani sa benissimo che alla 19esima buca, al termine della garetta del weekend, se ne sentono di tutti i colori. Soprattutto si ascoltano personaggi che raccontano gesta golfistiche mitologiche, esattamente come il tipo che la settimana scorsa ho sentito blaterare di aver “sfibrato” il driver a furia di tirare bombazze da oltre 250 metri. Peccato che il “Tiger de noantri” avesse 40 di handicap e non la buttasse mai avanti.

Ma va bene così; in fondo, alzi la mano chi di noi, con uno Spritz in mano, non ha mai ecceduto davanti agli amici in un pizzico di arroganza swingatoria.

Suvvia: si sa, i golfisti sono come i pescatori, dalla notte dei tempi di Saint Andrews sono i migliori raccontatori delle loro presunte capacità iperboliche.

Ora però la filosofia è in grado di spiegarci il perché di questa mitomania generalizzata sui green di mezzo mondo. Ed è nientepopodimeno che Nietzsche a venirci incontro, guarda caso proprio lui, il teorizzatore del Superuomo.

Dunque: secondo il filosofo, alla maggior parte dei noi esseri umani non interessa assolutamente la verità, piuttosto abbiamo a cuore solo di far bella figura di fronte ai nostri interlocutori.

Sostanzialmente, secondo ciò che George Shiller ha definito come “la teoria di Nietzsche”, messi di fronte agli altri, noi tutti cerchiamo non la realtà delle cose, ma solo di costruire un’immagine migliorativa di noi stessi.

Rafforzare la nostra identità è dunque ciò che realmente ci gratifica: in parole povere, cerchiamo tutti approvazione, ma non verità.

Ed ecco dunque spiegati i drive di 270 metri, i ferri 7 da 180, i putt calati da ogni dove e via discorrendo.

Per concludere, la prossima volta che siete alla 19esima buca a vantarvi dei vostri successi sportivi, pensate piuttosto a questo: se davvero desiderate migliorare, mettete a fuoco i vostri limiti, non le vostre panzane, perché sono proprio loro -i limiti- a essere stimolanti. Immaginate infatti che figata capire come superarli: ecco, è questo il vero mood del Superuomo di Nietzsche.


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