E’ il numero uno al mondo, in testa alla FedEx Cup, dominatore assoluto della passata stagione con 7 tornei vinti, 15 successi ottenuti da quando, nel 2019 ha finalmente ottenuto la possibilità di giocare sul tour maggiore dove ha già collezionato 2 Masters, 2 The Players ed un PGA Championship la setttimana scorsa.
Ovviamente mi riferisco a Scottie Scheffler, del quale ho già scritto diverse volte anche relativamente al suo coach di sempre Randy Smith, ma non smetto mai di stupirmi per la semplicità con la quale il ragazzone del New Jersey, Texano adottivo riesca a mantenere un tale equilibrio (non di certo quando tira la palla) che gli consenta di performare con continuità a tali livelli.
Per questo motivo qualche aneddoto può aiutare a capire che probabilmente, a volte, sono sufficienti valori sani, legati all’amore per la famiglia e le persone care ad essere il motore principale di una vita felice.
Di seguito qualcuno di questi momenti del campione PGA 2025, quando ancora non era famoso, ma dominava la scena dei tour minori sognando il PGA Tour come ognuno di noi ha fatto e fa tuttora.
Un giorno prima della svolta
Settembre 2019. Il cielo sopra l’Indiana è limpido, l’erba alta ondeggia al vento e Scottie Scheffler guida un golf cart lungo i sentieri del Victoria National Golf Club. Sembra una scena da commedia leggera, ma è la vigilia di uno dei tornei più importanti della sua vita: il Korn Ferry Tour Championship, l’ultima tappa prima del salto nel PGA TOUR.
È rilassato, scherza in video per il canale YouTube del tour. Parla di frutta preferita, dei calli ai piedi che l’hanno costretto a cambiare numero di scarpe, di tagli di capelli e serie TV. Ma poi, alla fine della clip, arriva una domanda inattesa:
“Qual è la parte migliore della vita?”
Scottie ci pensa un secondo. Il sorriso lascia spazio alla riflessione.
“La vita va vissuta con persone che ami. Se non hai amici veri accanto, non importa quello che fai. Non ne vale la pena.”
Parole semplici, ma profonde. Nessuno sapeva che quelle stesse parole avevano già generato azioni concrete, quando un amico si era trovato sull’orlo di un sogno – e del fallimento.
Un weekend in bilico
Agosto 2019, Oregon. Il WinCo Foods Portland Open è l’ultimo torneo della stagione regolare sul Korn Ferry Tour. In palio ci sono 25 carte per accedere al PGA TOUR. Scottie Scheffler è già quasi certo di avercela fatta. È terzo nella classifica generale. Il suo posto tra i grandi è praticamente prenotato.
Ma per il suo amico di lunga data, Vince Whaley, la situazione è molto diversa. È 22º e ha bisogno di un buon risultato per restare nei primi 25. Quel venerdì, entrambi mancano il taglio. Avrebbero potuto andarsene subito – è quello che fa la maggior parte dei giocatori in questi casi. Ma Scheffler sa che per Whaley è una questione di vita sportiva.
Decidono di restare. Passano il sabato chiusi in albergo, tra calcoli, aggiornamenti e ansia. Poi, Scottie propone qualcosa di semplice:
“Domani andiamo a giocare, dai. Usciamo di qui.”
La domenica mattina si trovano sul Ghost Creek, il secondo campo del Pumpkin Ridge. Fanno 18 buche con un paio di birre in mano, seguiti dai genitori di Scottie. Non è un round competitivo. È un momento di amicizia, normalità e sostegno.
Poche ore dopo, arriva la notizia: Whaley è 25º. Ultimo qualificato. Ce l’ha fatta.
I due amici si abbracciano, registrano un video per il #TOURBound, ridono tra i pini dell’Oregon. In quel momento, non sono solo golfisti. Sono ragazzi che hanno vissuto qualcosa di grande, insieme.
Tra ex quarterback, tagli e nervi saldi
Scottie Scheffler si è appena laureato in Finanza all’Università del Texas. È l’estate del 2018 e il mondo del golf professionistico gli spalanca una porta: le qualifiche per accedere al Korn Ferry Tour. Nessun canale preferenziale, nessun invito speciale. Solo attrezzatura, talento e un calendario spietato.
La sua avventura comincia a Garland in Texas, nella First Stage della Q-School. Nei primi due giri, gioca con Tony Romo, l’ex quarterback dei Dallas Cowboys. Una presenza pesante, ma Scheffler resta concentrato. A 12 buche dalla fine è fuori dai giochi: -8 totale, tre colpi oltre la linea del taglio.
Poi accade qualcosa. In quelle ultime 12 buche, Scottie si trasforma. Firma un incredibile -7. Passa con quattro colpi di margine.
Un mese dopo, vola a Mobile, Alabama, per la Second Stage. È di nuovo brillante: 66-66-70-66. Ancora quattro colpi di margine. È dentro. Ha guadagnato almeno la membership condizionata per il 2019 sul Korn Ferry Tour.
Ma per avere un posto fisso e una stagione completa, serve l’ultimo step: il Final Stage in Arizona. Dopo tre giorni di birdie e solidità, Scheffler è a -18. All’ultima buca, il par-4 della 18, gli basta un par per assicurarsi il calendario completo.
Colpo corto, palla nel rough, chip difficilissimo. Ma lui lo esegue alla perfezione: la palla scivola sul green, rotola verso la buca, si ferma a 60 cm. Tap-in e pugno chiuso.
Ha fatto il suo dovere. Il sogno è cominciato.
Quando sbagliare significa sparire
Oggi Scottie Scheffler è abituato a giocare il Masters, la Ryder Cup, le Olimpiadi. Ma se gli chiedi qual è stato il momento più stressante della sua carriera, la risposta spiazza.
“La finale del Q-School. C’è più pressione lì che ad Augusta la domenica.”
Parole forti. E sincere. Perché nel 2018, al Final Stage in Arizona, non c’era solo in palio un torneo. C’era il suo futuro. Se avesse sbagliato quel chip all’ultima buca, avrebbe perso l’accesso al Korn Ferry Tour. Nessun calendario, nessuna visibilità. Solo incertezze.
È facile pensare che chi è destinato a diventare numero 1 al mondo debba per forza emergere. Ma il golf non è una favola lineare. Scheffler lo sa bene. Per questo, oggi, ogni traguardo ha il sapore della battaglia vinta. Perché sa da dove è partito.
Due vittorie, dieci top 10, un messaggio al PGA TOUR
Nel 2019, Scottie Scheffler non è ancora una star, ma sta per diventarlo. Entra nella stagione Korn Ferry come esordiente, e la chiude da dominatore:
- 20 tornei giocati
- 10 top-10
- 2 vittorie
- Primo nella classifica finale
- Votato Giocatore dell’Anno dai colleghi
È già PGA TOUR-ready, dicono in molti.
Ma c’è un dettaglio che fa capire meglio chi è davvero Scheffler: non ha un contratto con nessuna marca di attrezzatura. Gioca con bastoni di sette brand diversi.
In un mondo dove anche un giovane può firmare contratti da centinaia di migliaia di dollari, lui sceglie la strada più difficile:“Meglio usare i bastoni con cui mi sento a mio agio. I risultati parleranno per me.”
E infatti parleranno. Forte e chiaro.
Tutti capiscono che questo ragazzo è speciale. Non solo perché vince. Ma perché lo fa in modo diverso da tutti gli altri.
Con Vince Whaley, invece, continua a condividere stanze d’albergo e virus intestinali. Come a Panama, quando si ammalarono insieme.
“Un bagno solo, e noi due in ginocchio. È stato… un legame forte.”
Ma le risate e i momenti condivisi hanno cementato qualcosa di più: una rete solida di affetti, che ancora oggi è il suo punto fermo.
Cinque anni dopo, riguardando quel vecchio video sul golf cart, gli chiedono:
“Credi ancora che la cosa più importante siano le persone con cui condividi?”
Lui non esita.
“Sì. Vincere è bello. Ma dura poco. Sono i momenti che vivo con le persone che amo che restano per sempre.”