Quanto Tiri Davvero col Driver?
Diciamoci la verità: guardando Rory McIlroy tirare bombe da oltre 330 yard dritte come missili al centro della fairway, è normale sognare a occhi aperti. Poi ci svegliamo sul tee box del nostro circolo locale, prendiamo il driver e… beh, diciamo che il nostro colpo non è proprio come quello di Rory. La buona notizia è che non sei solo: secondo il nuovissimo report Arccos Driving Distance Report 2025, basato su oltre 4 milioni di round giocati e più di 6,5 milioni di drive registrati in tutto il mondo, noi amateur condividiamo una realtà molto più modesta e decisamente più divertente!
Distanza media? Spoiler: meno di quanto pensi
Partiamo subito con un sorriso: la distanza media dei drive per gli uomini amateur nel 2025 è esattamente 224,7 yard. Sì, appena poco più di 200 metri, un valore praticamente invariato dal 2018 (224,0 yard). Questo dato ci dice due cose: uno, non stiamo migliorando granché sul fronte della potenza nonostante la tecnologia sia evoluta; due, la maggior parte di noi ha aspettative ben più alte della realtà. E attenzione: stiamo parlando di colpi reali, in campo, durante round veri, non del drive che abbiamo tirato una volta a 260 yard con vento a favore e terreno secco in discesa. Le donne? Registrano una media di 176,2 yard, in calo rispetto alle 179,2 yard del 2018. Nulla di drammatico, ma un dato che racconta quanto anche per loro la battaglia contro la distanza sia tutt’altro che semplice. Interessante notare anche che solo una minima parte dei giocatori (meno del 10%) supera le 270 yard di media. Insomma, la prossima volta che alzi le sopracciglia quando ti dicono che un compagno di flight tira “solo” 210 metri, pensa che potrebbe essere sopra la media globale!
Handicap e drive: una relazione degna di una soap opera
La relazione tra handicap e distanza è affascinante e drammatica quasi come una serie tv. I golfisti con handicap bassissimo (da 0 a 4.9), i cosiddetti “semiprofessionisti” del nostro mondo amatoriale, sfoggiano una media rispettabilissima di 250 yard. Non solo tirano più lungo, ma sono anche mediamente più precisi. Salendo di handicap, le cose cambiano: chi si aggira tra 10 e 14.9 scende a circa 219 yard, quelli tra 20 e 24.9 arrivano a 203 yard, fino ad arrivare ai 184,9 yard dei giocatori con handicap 30 o superiore. Una differenza di oltre 65 yard tra i due estremi! Questo gap, oltre a raccontare la varietà dei profili in campo, sottolinea quanto il controllo del colpo e la qualità dell’impatto siano spesso più determinanti della sola forza fisica. Ah, e se ti ritrovi nel gruppo dei 30+, consola il tuo ego pensando che sei comunque più lungo della media di chi gioca per la prima volta con un driver prestato e zero warm-up.
Saggezza (e fairway centrati) che arrivano con l’età
Ecco una verità che farà sorridere molti golfisti maturi: i giovani possono pure tirare più lontano, ma quando si parla di precisione, gli anni contano! I ragazzi nella fascia 15-19 anni tirano bombe da 241,6 yard grazie alla forza esplosiva e alla spavalderia giovanile, ma centrano il fairway solo nel 39% dei casi. Al contrario, gli ultra-settantenni, con drive medi da 190,5 yard, trovano il fairway nel 56,5% dei colpi. Un gap di oltre 17 punti percentuali che racconta tutta la differenza tra chi gioca per mostrare muscoli e chi gioca per tirare dritto. Per le donne il trend è simile: le ventenni colpiscono a una media di 201,1 yard, ma è sopra i 60 anni che avviene la magia della precisione, con un impressionante 62,2% di fairway centrati. Interessante anche il dato intermedio: nella fascia 40-49 anni, uomini e donne iniziano a vedere un calo graduale della distanza ma un netto miglioramento in termini di percentuali di fairway presi. Insomma, anche nel golf, l’esperienza non ha prezzo.
Quando il drive decide di fare di testa sua
Un dato che tutti conosciamo bene ma preferiamo ignorare riguarda i colpi problematici: circa il 40% dei drive dei golfisti con handicap alto finisce in situazioni complicate, tra colpi in penalità (fuori limite, acqua, palla persa) o in condizioni che richiedono un recupero (tra gli alberi, dietro a un cespuglio, o in bunker impossibili). I giocatori con handicap 0-4.9, invece, restano sotto il 30% in questa categoria di colpi “wayward”. Ma attenzione: anche i più esperti sbagliano! Solo il 49,3% dei drive dei giocatori migliori finisce sul fairway, quindi poco meno di uno su due. Non serve quindi disperarsi quando la palla scompare nel rough: il golf è uno sport di recupero continuo. Se riesci a uscire da una brutta situazione con stile (o con un colpo inventato sul momento), hai giustificato alla grandissima il green fee. E magari anche l’ammirazione silenziosa del flight in cui giochi.
E se misurassero anche i sogni?
Suvvia, ammettiamolo: se qualcuno avesse tracciato anche i nostri colpi in campo pratica, avremmo una sezione dedicata alle palle sparite nel nulla, ai drive che decollano come boomerang e alle figuracce fatte con il vicino di tappetino. Per fortuna, quei momenti rimangono confinati tra noi, i tappetini sintetici e qualche divot volante!
Il punto è semplice: questi numeri non sono un giudizio, ma una fotografia realistica, e anche un po’ comica, del golf che viviamo ogni settimana. Non importa se non sei tra quelli che sfiorano le 300 yard. Se il tuo drive ha un vago senso dell’orientamento e il tuo ferro 7 è più fedele di un cane, allora sei in ottima compagnia.
Quindi, la prossima volta che salirai sul tee box con in mano il driver e un sogno, ricordati che stai facendo parte di una gigantesca comunità globale di golfisti che condividono la stessa passione e, diciamolo, gli stessi problemi. Il golf è crudele, affascinante, spietato e meraviglioso.
E tu ci sei dentro fino al collo. Avanti così!