Quattro chiacchiere con Barry Lane

L’Alps Tour questa settimana fa tappa nel tempio della birra Austriaca in occasione del Goësser Open.

Al via, oltre alla partecipazione dei migliori volti del circuito, ci sono anche sei giocatori del Senior Tour.

Tra di essi, il nome che spicca è quello di Barry Lane.

Barry vanta di un record personale di ben 685 tornei giocati sull’European Tour.

SEICENTOTTANTACINQUE, non riesco nemmeno a scriverlo!

Vista la fortuna di averlo “dentro le corde” insieme a me, ne ho approfittato e abbiamo fatto quattro chiacchiere.

In primis gli ho chiesto come si sentisse a giocare una gara in un circuito satellite e cosa ne pensasse del livello in generale.

Lui mi ha risposto: “Sono estremamente motivato a giocare con voi ragazzi, sia perché mi piace mettermi alla prova, sia perché adoro vedervi giocare. Se ci penso io tiro 240 metri con il drive e se sbaglio la mia dispersione è poca per via della poca velocità. Voi invece tirate lunghissimo e sono rimasto colpito dalla vostra precisione, il livello è altissimo!”

Ammetto che, soprattutto quest’anno, il livello di gioco sull’Alps Tour è aumentato in maniera spropositata.

La competizione si sta facendo a mano a mano sempre più spietata ed oramai per rimanere in cima alla classifica non si può lasciare nulla al caso.

Durante la chiacchierata abbiamo parlato della sua carriera ed in particolare del rapporto che ha avuto con la tecnica.

Ai suoi tempi non c’erano numeri, biomeccanica oppure bolle.

Esisteva solo il famoso “polpastrello”.

È buffo pensare che fino ai suoi 28 anni non avesse mai fatto una lezione.

Gli è sempre stato insegnato che in campo il coach non c’è, quindi stava a lui trovare il modo di tirare dritto.

Lo dicessero a me, potrei morire adesso!

Però ha fatto tesoro delle indicazioni e le ha seguite per la maggior parte della sua carriera.

Mi ha confidato che nel 2004 durante il British Masters stava swingando malissimo.

Il martedì camminava sconsolato per il golf quando incontra Bob Torrance, il padre di Sam. Bob lo ferma e gli chiede:

“Barry, come sta andando?” E lui risponde: “Guarda Bob, sono completamente perso con lo swing, non so dove possa partirmi la palla e non riesco a trovare una soluzione”.

Allora Torrance risponde dicendo: “Lo so io cosa sbagli! È semplice, basta che distendi di più il braccio destro all’impatto ed il gioco è fatto”.

Lui lo ringrazia e con quella sensazione è andato in campo ed ha vinto il torneo con tre colpi di vantaggio.

Certamente non è solo il fattore tecnico che lo ha reso un giocatore straordinario, ma anche la sua mentalità.

Mi ha dato un consiglio che a sua volta ha ricevuto da un giocatorino qualsiasi, Tom Watson:

“Michele, quando sei in campo la tecnica non conta più. La probabilità che swingerai uguale al campo pratica è pressoché impossibile dunque l’unica cosa su cui devi concentrarti è l’obbiettivo. Mi raccomando, non un obbiettivo qualsiasi; voglio che tu ti concentri su un dettaglio di un albero e provi a tirare li. Se lo fai al 100% concentrato stai sicuro che la dispersione sarà minima. Inoltre prova a metterti l’obiettivo di giocare 18 buche tirando tutti i colpi concentrato al massimo, magari non andrà bene, ma almeno avrai dato tutto e a lungo termine ti tornerà utile.”

Sono rimasto ipnotizzato dalle sue parole, ma soprattutto estremamente grato per il tempo che mi ha dedicato.

Un “True Gentleman”.

Questa chiacchierata con Barry Lane è stata l’ennesima prova che tutto ciò che è “passato” non significa “obsoleto”.

Quello che è stato RIMANE e da esso si può imparare.

In questo caso non ho solo imparato, mi sono anche fatto ispirare!

Grazie Barry!


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