Rischio e ricompensa. E’ l’ora delle Ladies!
Spesso in telecronaca mi ritrovo a ripetere questa frase: rischio e ricompensa.
La traduco semplicemente dall’inglese risk and reward e non è altro che l’opportunità che una buca con determinate caratteristiche può dare ad un giocatore, e da poco anche ad una giocatrice, relativamente alla decisione strategica che lo stesso/a prende nell’affrontarla durante i quattro giri di un torneo. La sua scelta più rischiosa potrà fargli guadagnare posizioni rispetto al resto del field, mentre una più conservativa abbasserà la percentuale di rischio, ma probabilmente anche l’impossibilità di scalare posti in classifica .
Sul PGA Tour la condizione di “rischio e ricompensa” si propone praticamente ad ogni torneo da diversi anni, sull’ LPGA Tour, solo dall’anno scorso se ne inizia a parlare.
Quali sono le differenze? Cosa rende il tour femminile meno avvincente allo sguardo del telespettatore? Perché più di 52 volte sono stati segnati scores di 60 o meno colpi sul PGA Tour contro i soli 5 giri in 60 colpi dell’LPGA ed uno solo in 59? (Annika Sorenstam nel 2001).
Rischio o ricompensa sono la naturale conseguenza del disegno del percorso, di capacità tecniche quali la distanza con il tee shot, l’altezza del volo di palla, lo spin rate, il carry, o altri aspetti quale la direzione del vento, il verso dell’erba e via di seguito. Ma non solo.
Esiste un aspetto assolutamente non trascurabile, quello legato alla preparazione del percorso, il cosiddetto set-up.
Quel setup che non è adeguato alle distanze che vengono generate dalle ragazze.
E’ sufficiente fare due calcoli sulla lunghezza dei tee shot che in media rispetto agli uomini sono di 35 metri in meno.
Stesso dicasi per i secondi colpi (tenendo in considerazione la traiettoria più bassa ed il minor spin rate per andare ad eguagliare la stessa proximity to the hole dei maschietti). Si capisce quindi che un percorso normalmente di 6700 metri sul PGA Tour dovrebbe essere di 5500 per le donne contro la media di 5900 dell’anno passato. Per non parlare dei Major femminili dove il layout del percorso oscilla fra i 6000 e i 6200 metri.
Sentir dire “ prendono i par 4 con il legno 3 di secondo” o “non raggiungono in due i par 5” è uno stereotipo che non tiene conto di fatti oggettivi.
Non ci sarebbe modo migliore (e più economico) di aumentare interesse, divertimento e ascolti sul LPGA, se non preparando campi che portino a punteggi più bassi.
Faccio l’esempio di Mel Reid, 31ma nel Driving Distance sull’LPGA che in media riesce a prendere in due colpi un solo par 5 ogni settimana contro i tre di Rory McIlroy.
O quello di Caroline Masson 77ma nella stessa statistica che non vede nulla di sbagliato nel vedere un giocatore lungo essere ricompensato con un ferro 5 o 6 di secondo ad un par 5.
Se non altro tutti o tutte potrebbero raggiungerlo.
Da quest’anno (formalmente dall’anno scorso, ma rimandato causa Covid) l’AoN Risk and Reward esiste anche per le ladies.
Si tratta di una competizione stagionale che mette alla prova le capacità dei migliori giocatori e giocatrici del mondo nel prendere decisioni strategiche e ponderate sulle buche più impegnative durante tutto l’anno. Alla fine della stagione la maggior “solidità” in questo settore e sulle buche scelte verrà premiata su entrambi i tour con 1 milione di dollari.
Un ulteriore passo avanti.
E sempre sul tema di mettersi in gioco vi segnalo DONNA GREEN un’altra bella iniziativa di un amico di notiziegolf