Scottie Scheffler aveva solo tre anni quando … 

Scottie Scheffler aveva solo tre anni quando …

Nel 1999 mi trovavo in Spagna, precisamente in costa del Sol a Torremolinos, insieme ad altri 600 professionisti, per assistere alla conferenza europea sull’insegnamento.

Lì incontrai per la prima volta Randy Smith.

Già uno dei migliori maestri al mondo, professionista al Royal Oaks Country club, che aveva insegnato al campione americano Justin Leonard dalla tenera età di 12 anni.

Smith sottolineava l’importanza di incoraggiare i bambini a giocare a golf per DIVERTIMENTO e sottolineava la necessità di scoraggiare la pratica eccessiva per i giocatori molto giovani. 

“E’ importante che i bambini sviluppino le loro abilità seguendo i loro tempi” e continuava ad affermare che “se fossero stati  interessati in qualcos’altro al di fuori del golf, avrebbero dovuto seguire i loro interessi”.

Perchè questo preambolo? 

Per due motivi. 

Il primo perché le parole di Smith mi folgorarono come sulla via di Damasco.

Da giovane professionista quale ero, diventarono e sono tuttora il mio credo nell’insegnamento ai giovani. 

Poi perché a distanza di 23 anni un giovane giocatore americano, suo allievo,  di nome Scottie Scheffler,  è diventato due settimane fa  il numero uno al mondo e sta per vincere il Masters.

Randy Smith in campo pratica con un giovanissimo Scottie Scheffler

Professionista dal 2018, a soli 25 anni, ha vinto tre tornei sul PGA Tour dall’inizio della stagione e oggi avrà la concreta possibilità di conquistare il suo primo major in carriera.

Al netto dell’enorme talento di questo ragazzone da 91 chili per 1 metro e novanta di altezza, non posso scordare le parole del suo maestro di sempre ed i suoi insegnamenti.

Succede di ritornare agli inizi, con la mente, anche a Scottie quando si ritrova sul campo pratica con Smith.

Scheffler (di spalle) ascolta il suo maestro di sempre, Randy Smith

“Siamo circondati dai giovani.  Percepiscono immediatamente quello che sta succedendo. Sanno quando io e Randy stiamo davvero lavorando a qualcosa, e si siedono lì ad ascoltare. 

Capiscono quando invece siamo in un momento di pausa e fanno domande.

È bello da vedere, perché io ero uno di loro dieci anni fa. 

Ricordo ancora come mi sentivo alla loro età, desiderando di giocare il più possibile, trovando piccoli stratagemmi per migliorare. È qualcosa che mi riporta alla mente non solo quanto amo il golf, ma anche quanto sono stato fortunato ad arrivare qui.

E pensare che quel giorno in cui i genitori lo portarono in campo pratica dal maestro, che in quel momento era impegnato con Justin Leonard, dopo averlo visto tirare qualche colpo, disse al piccolo di fermarsi lì con lui…

 

 


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