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Scottie Scheffler: il mistero del numero uno senza vittorie

Scottie Scheffler: il mistero del numero uno senza vittorie.

Scottie Scheffler è il classico caso in cui, se guardi solo le classifiche e le statistiche, penseresti: “Questo ha già vinto tutto”. E invece no. A quasi metà stagione 2025, il numero uno del mondo non ha ancora alzato un trofeo. Nemmeno uno. Sembra uno scherzo, ma è la realtà.

Il golfista texano è costantemente tra i protagonisti, entra sempre nei weekend, chiude spesso in top 10… ma il trofeo, quello vero, continua a sfuggirgli. Come è possibile che uno dei giocatori più solidi e continui del circuito si trovi ancora a mani vuote?

In questo articolo proviamo a capire cosa sta succedendo. Analizziamo i suoi numeri (che sono impressionanti), raccontiamo i dettagli tecnici, parliamo della concorrenza e anche di quel pizzico di sfortuna che, nel golf, può fare tutta la differenza. Perché Scheffler, oggi, non sta perdendo: sta semplicemente non vincendo. E sì, c’è una grossa differenza.

Una macchina statistica

Partiamo dai numeri. Scheffler nel 2025 ha già giocato 8 tornei. In tutti ha passato il taglio. In cinque occasioni è finito nella top 10. In due, nella top 5. Ha chiuso secondo all’Houston Open, quarto al Masters, settimo al Genesis Invitational e ottavo all’Arnold Palmer Invitational.

Ecco dove guida attualmente il PGA Tour:

  • Strokes Gained: Total: +2.68 colpi guadagnati sul field a giro (1° assoluto)

  • Strokes Gained: Tee-to-Green: +2.20 (1°)

  • Greens in Regulation (GIR): 74.5% (1°)

  • Driving Accuracy: 71.8% (3°)

  • Scoring Average: 68.9 colpi a giro (2° solo a Rory McIlroy)

Scheffler sta sostanzialmente dominando in ogni aspetto del gioco… tranne uno: il putting. E qui si apre la prima chiave per comprendere l’anomalia.

Il tallone d’Achille: il putt

Nel 2024, Scottie aveva già mostrato qualche scricchiolio sul green, ma quest’anno il problema è esploso. Attualmente è 137° nel PGA Tour per Strokes Gained: Putting, con un negativo -0.35 a giro. In soldoni: guadagna con tutti i bastoni tranne che col putter, dove perde terreno rispetto agli altri.

Un dato su tutti? Al Masters, Scheffler ha colpito 55 green su 72 (il massimo nel field) ma ha fatto ben 9 tre-putt in quattro giri. Troppi per vincere un major nonostante i 4 doppi bogey di Rory.

Nel 2025, Scheffler ha migliorato le sue percentuali di realizzazione da distanze medie: ha convertito il 33,4% dei putt da 3-4,5 metri, rispetto al 26,4% dell’anno precedente. Tuttavia, da distanze ravvicinate (60 cm – 1,5m), è ancora tra i peggiori del circuito, con una percentuale di successo del 77,78%, ben al di sotto della media del PGA Tour.

Il suo caddie, Ted Scott, ha ammesso che stanno lavorando duramente su questo aspetto, ma ha anche detto: “Scottie sta colpendo la palla meglio che mai. È solo questione di tempo prima che tutto vada al suo posto.”

Il fattore mentale e il ritorno da un infortunio

Scheffler ha anche avuto un inizio di stagione condizionato da un infortunio alla mano. Durante le vacanze natalizie si è ferito con un bicchiere rotto, riportando piccole lacerazioni al palmo della mano destra. Dopo un intervento minore e tre settimane di stop forzato, è rientrato a febbraio.

Questa pausa ha influito sulla sua preparazione e forse anche sul suo ritmo mentale. Il golf è uno sport fatto di equilibri sottili. Per un giocatore che basa il proprio gioco sulla precisione chirurgica, anche un piccolo sfasamento può avere conseguenze pesanti.

Nel frattempo, il circuito PGA si è fatto ancora più competitivo. Rory McIlroy ha finalmente vinto il Masters, completando il Career Grand Slam, e Justin Thomas ha già trionfato all’RBC Heritage, portando a nove le sue vittorie in carriera. Altri nomi come Ludvig Åberg, Viktor Hovland e Max Homa stanno costantemente migliorando e mettendo pressione ai big. Scheffler non sta giocando male: semplicemente, altri stanno trovando la settimana perfetta prima di lui.

Non è un caso isolato

Scheffler non è il primo numero uno del mondo a vivere una stagione apparentemente “senza senso”. Nel 2015, Jordan Spieth vinse due major ma arrivò a luglio con 0 vittorie in stagione, nonostante fosse leader in tutte le statistiche. Lo stesso accadde a Dustin Johnson nel 2018.

Il punto? Le vittorie nel golf non raccontano tutta la storia. Sono influenzate da decine di fattori, tra cui il meteo, la condizione dei green, e la forma dei rivali.

Kyle Porter di CBS ha definito la stagione di Scheffler “fenomenale, ma invisibile”. E ha aggiunto: “Se non ci fossero le classifiche ufficiali, penseresti che abbia già vinto due volte. È dominante in ogni colpo tranne l’ultimo, e questo fa tutta la differenza.”

Anche Brandel Chamblee ha difeso Scheffler: “Il fatto che sia costantemente nei primi 10 è più indicativo del suo livello di gioco di quanto lo sarebbe una vittoria isolata.”

Il risultato arriverà

Scottie Scheffler sta vivendo una stagione che è un paradosso vivente: gioca meglio di tutti, ma non vince. È come uno studente che prende sempre 30 agli esami ma si dimentica di firmare il compito. Eppure, i numeri non mentono. Questo non è un crollo, non è una crisi: è dominio senza premio. È frustrazione di alta gamma.

Se fosse una serie TV, sarebbe Don Matteo: risolve tutto, capisce tutto, ma alla fine è sempre Cecchini che si prende gli applausi. Se fosse una canzone, sarebbe Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani – sempre lì, a un passo dal traguardo, ma ancora bloccato alla dogana del successo. E se fosse un meme, sarebbe quello del tizio che scava due tunnel verso il diamante, ma uno si ferma a un centimetro e torna indietro. Ecco, Scheffler è quello che non ha ancora mollato il piccone.

La verità è che nel golf, come nella vita, ci sono momenti in cui fai tutto giusto e il mondo non ti applaude. Ma Scottie non ha bisogno di approvazione: ha bisogno solo che entrino un paio di quei maledetti putt da due metri. Quando succederà, perché succederà, vincerà non uno, ma probabilmente tre tornei nel giro di sei settimane. E allora tutti diranno “ma come, era ovvio!”.

Per ora, è lì, silenzioso, costante, con quella faccia da bravo ragazzo del Texas e una freddezza da killer. Continua a macinare numeri che fanno impallidire chiunque. E quando finalmente solleverà quel trofeo, non sarà una sorpresa. Sarà solo la fine, meritata, di un’attesa lunga, strana, e statisticamente inspiegabile.

Scottie Scheffler non ha bisogno di un miracolo. Solo di un paio di millimetri in meno sul bordo della buca. E magari di un putt nuovo. O di un esorcismo. Chi può dirlo?


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