La Solheim Cup 2026 si avvicina e, dal 7 al 13 settembre, il Bernardus Golf nei Paesi Bassi ospiterà una delle sfide più attese del golf femminile.
La capitana europea Anna Nordqvist è già al lavoro da mesi per costruire il suo team e affinare ogni dettaglio.
Nordqvist racconta che una delle parti più stimolanti del suo ruolo è stata partecipare al design delle divise, delle sacche e alla creazione dello staff tecnico. Il lato più difficile? Dover dire no a ex giocatrici, caddie e collaboratori desiderosi di unirsi al progetto: “È stato complicato non poter includere tutti.”
Pur avendo già vissuto l’esperienza da vice capitana, oggi percepisce pienamente l’enorme lavoro organizzativo richiesto: “Ci vuole un vero e proprio villaggio per far funzionare tutto.”
Tra le giovani giocatrici che stanno emergendo, Nordqvist tiene d’occhio Lottie Woad, protagonista di una stagione brillante, oltre a Mimi Rhodes e Chiara Tamburlini, entrambe in forte crescita nel ranking europeo.
“La squadra, in un certo senso, si forma da sola,” spiega Nordqvist, che mantiene un dialogo costante con tutte le giocatrici in corsa per un posto.
Bernardus Golf: un percorso tecnico e selettivo, già collaudato dal DP World Tour. Disegnato da Kyle Phillips ha fairway insidiosi, molta erica e green duri che richiedono precisione e un volo di palla alto.
La buca preferita di capitan Nordqvist? La buca 8, un par 3 dove l’acqua sulla destra rende obbligatorio un colpo perfetto.
Nordqvist dichiara di aver raccolto consigli da molte ex capitane – e persino da figure della Ryder Cup – con un apprezzamento speciale per Catriona “Beany” Matthew.
La capitana continuerà a giocare nel tour femminile, anche se è ben consapevole che il suo gioco ne risentirà in una stagione così intensa. Lo ritiene fondamentale per restare vicina alle giocatrici: “Voglio condividere il percorso con loro da dentro le corde.”
A differenza di Catriona “Beany” Matthew, che nel 2019 studiò nei minimi dettagli il settaggio del percorso di Gleneagles portando alla vittoria il Team Europe, Nordqvist non ha piani particolari per modificare il set-up del campo – “alla fine vincerà la squadra migliore” ha dichiarato.
Eh già, alla fine vincerà la squadra migliore.
Ecco, per dirvela tutta, il Nordqvist-pensiero mi fa venire in mente la famosa metafora economica della mano invisibile (“invisible hand”) di Adam Smith – che era scozzese di Kirkcaldy e che spero da lassù possa aiutare il Team Europe, perché ne avrà bisogno.