Solheim Cup: Il lavoro finito e la pillola amara

“Unfinished business”.

Queste due parole pronunciate della Capitana del Team USA Stacy Lewis prima dell’inizio della sfida, sono state una costante di tutte le giornate di questa Solheim Cup 2024, quasi un’ossessione, ripetute come un mantra.

E’ stato chiaro fin dalla cerimonia di premiazione del Team Europe a Finca Cortesìn (14-14 in quanto l’Europa già deteneva il trofeo) che le Americane avrebbero combattuto con tutte le loro forze per vincere al Robert Trent Jones Golf Club.

Credits: Solheim Cup Media Hub

Stacy Lewis non ha lasciato nulla al caso: dalla scelta del team di assistenti (così sono chiamate le vice capitane negli USA) del calibro di Paula Creamer, Brittany Lincicome, Angela Stanford e Morgan Pressel (che ha dovuto momentaneamente abbandonare il suo posto di commentatrice tv per Golf Channel), all’ingaggio di un team di specialisti in statistica per meglio formare le coppie.

Continuando a parlare di statistica, già da subito il Team USA aveva numeri migliori: una media del Rolex Women’s World Golf Ranking pari a 26.75 per le Americane (tra cui Nelly Korda n. 1 e Lilia Vu n. 2 al mondo) contro 40.5 per le Europee.

Se poi consideriamo anche che per Georgia Hall, Céline Boutier, Leona Maguire e Carlota Ciganda – fondamentali per le vittorie 2019, 2021 e 2023 del Team Europe – la stagione 2024 non è stata al livello dello scorso anno, riuscire a riportare a casa la Solheim Cup per le ragazze di Suzann Pettersen non era cosa facile.

E’ plausibile che la strategia ‘only good vibes’ dichiarata da Capitan Pettersen alla stampa prima dell’inizio della sfida nasca proprio dall’analisi di questi dati di partenza.

Dopo due Solheim Cup vissute sul campo, quest’anno l’ho vista in TV. Ottima la copertura offerta dal Ladies European Tour: diretta streaming gratuito sul loro canale YouTube (per l’Italia), con possibilità di rivedere le tre giornate in differita.

Il Team USA si è dimostrato più forte fin da subito, ma ho capito che avrebbero vinto loro nelle four-ball di sabato pomeriggio (sera in Italia). Le Americane hanno imbucato palle impossibili: Alison Lee con un ferro dal fairway da oltre 100 yarde; la pallina di Megan Khang si ferma sul bordo della buca, passano 6 secondi e poi cade dentro; Lexi Thompson fa un chip-in impossibile. Il fattore C era con loro.

Credits: Solheim Cup Media Hub

Alla fine del secondo giorno il punteggio è USA 10 – Europa 6.

Carlota Ciganda cerca di dare la carica evocando il miracolo di Madinah.

Credits: Solheim Cup Media Hub

È bello crederci. Ma sì, magari va a finire che domani le massacriamo – mi dico prima di addormentarmi.

I singoli di domenica partono ancora sotto il segno USA.

Ad eccezione del match n. 1: Nelly Korda vs Charley Hall, dove l’Inglese manterrà sempre il vantaggio e vincerà 6&4.

Per un momento, non so quanto sia durato, forse un quarto d’ora o giù di lì, sembrava che il miracolo di Madinah potesse ripetersi, ma le Americane si sono affrettate a rompere l’incanto.

E così il Team USA ha vinto.

Finalmente Nelly Korda (3 punti conquistati) potrà sollevare la Solheim Cup per la prima volta.

Lexi Thompson (1 punto) ha salutato per l’ultima volta la folla festante, con la bandiera stars&stripes sulle spalle che pareva una regina (anche se Céline Boutier le ha un po’ rovinato la festa battendola all’ultima buca).

Charley Hull (3 punti) si è dimostrata la più forte golfista europea del momento (ed anche quella con più carisma).

Georgina Hall (2 punti) sembra essersi finalmente ritrovata.

Carlota Ciganda (1 punto) e Linn Grant (0 punti) sono disperse nella nebbia.

Rose Zhang (4 punti) è la migliore del torneo, seguita dalla rookie Lauren Coughlin (3,5 punti).

Probabile ultima Solheim Cup da giocatrice per Anna Nordqvist (2 punti), ma credo che la rivedremo nel 2026.

Suzann Pettersen invece non si sa se la rivedremo per la Solheim Cup 2026.

Credits: Solheim Cup Media Hub

Come sempre succede, ogni sconfitta porta con sé malumori, insoddisfazioni, rabbia.

Leona Maguire ha dichiarato alla stampa di non condividere la decisione di Pettersen di escluderla da tre dei cinque match. L’Irlandese ha infatti giocato solo nella four-ball di venerdì pomeriggio in coppia con Georgia Hall (perso contro la coppia Nelly Korda/Megan Khang 6&4) e nel singolo vincendo contro Ally Ewing 4&3. “Non poter giocare per me è stata una pillola amara da buttare giù” ha affermato Maguire “L’essere stata esclusa mi ha dato del carburante extra che mi ha permesso di vincere il singolo”.

Ci sono due anni di tempo per digerire questa pillola amara.

Arrivederci in Olanda, al Bernardus dal 7 al 13 settembre 2026.

Io sarò lì a tifare per il Team Europe!


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