Di solito in questa rubrica scrivo di golf femminile giocato. Oggi però faccio un’eccezione: racconterò il dietro le quinte dell’Open Championship con gli occhi di una Walking Scorer, Anne Cochard.
Ho conosciuto Anne Cochard nel 2019 a Gleneagles, durante la Solheim Cup. Nella cerimonia d’apertura ci siamo trovate vicine ed abbiamo fatto amicizia. Anche in quella occasione era Walking Scorer.
Anne confessa di essere innamorata della Scozia e degli Scozzesi (‘Anche se hanno un accento e ancora non riesco a capirli bene quando mi parlano’). Avendo saputo della sua partecipazione all’Open, non ho resistito e l’ho chiamata per farmi raccontare di questa sua esperienza.
‘Questo è il mio secondo Open, e me lo sono proprio goduto’, mi dice. ‘Il primo l’ho fatto otto anni fa, ma ero più tesa, e l’ho vissuto diversamente. Il Walking Scorer è un ruolo che richiede resistenza fisica e mentale, oltre che attenzione ai dettagli. La nostra attrezzatura è costituita da un palmare, una scheda cartacea, e siamo costantemente in collegamento audio per mezzo di una ricetrasmittente.
Dobbiamo segnare i colpi di ogni giocatore del team al quale siamo assegnati, sia sul palmare che sulla scheda cartacea. Può sembrare semplice, ma non lo è. I dati che noi Walking Scorer inseriamo nel palmare poi sono quelli che appaiono nel leaderboard ufficiale e su tutti i media. Qui all’Open è tutto organizzato fin nei minimi dettagli, il corso di preparazione per noi volontari si è tenuto durante tutta la settimana precedente l’evento. Ognuno di noi ha la propria divisa e non è ammesso indossare nient’altro, nemmeno un foulard. Ho visto anche soluzioni tecniche per le TV che non avevo mai visto prima: le buche 8-9-10 e 11 erano monitorate da un’unica telecamera che scorreva velocissima su di un cavo d’acciaio tirato tra due torri. Essere qui mi ha fatto sentire di far parte di qualcosa di veramente grande ed unico’.
‘Il primo giorno di gara ero assegnata al Team 1, composto da Lawrie, Simpson e Min Woo Lee, con partenza alle 6.30. Lì per lì non ero molto entusiasta di dover fare una levataccia, ma poi si è rivelata un’esperienza unica e che mi porterò sempre dentro: già a quell’ora la tribuna laterale era quasi piena, l’atmosfera era densa di emozione, quasi sacra… ma soprattutto vedere i trenta ufficiali del torneo, tutti vestiti di blu e perfettamente allineati dare il via all’Open… beh, è stato veramente da pelle d’oca!’
Hai qualche aneddoto curioso?
Anne ride. “Durante la Champions Celebration c’era il team formato dal leggendario Lee Trevino, Tiger Wood e Georgia Hall. Lee Trevino (per chi non lo ricordasse classe 1939 n.d.r.) ha “monopolizzato” per tutta la durata della competizione Tiger Wood chiedendogli consigli su come puttare: come mettere le mani sul grip, come effettuare il movimento, insomma ha fatto di tutto per ‘rubargli’ i segreti del putter.”
Prossimi impegni? ‘L’Open d’Italia al Marco Simone e l’Alfred Dunhill Links Championship’.
Grazie Anne per la bella chiacchierata – e poi tanto lo so che andrai all’Alfred Dunhill solo per vedere Hugh Grant giocare…. Salutalo anche da parte mia!