Tom racconta che frequentava da poco un nuovo college, quando uno dei docenti lo convocò nel suo ufficio. Cosa ho fatto di sbagliato? Sono in ritardo con i miei studi? Oppure c’è qualcosa che non va nella mia iscrizione? Queste le domande che si faceva Tom dirigendosi verso l’ufficio.
Immaginate il suo stupore quando il professore gli disse: “Voglio discutere dei tuoi piedi. Mia figlia ha il tuo stesso problema”.
Tom Beard è nato con i piedi torti, il termine medico è piede equino-varo-supinato. Alla nascita, entrambi i suoi piedi puntavano verso il basso e verso l’interno, con la pianta di entrambi i piedi rivolta all’indietro. In assenza di un trattamento correttivo, i piedi torti sono molto limitanti nelle attività quotidiane come camminare, correre e qualsiasi altra cosa che richieda di restare in piedi.
Questa domanda del docente riportò Tom alla sua infanzia, a tutti gli interventi chirurgici subìti, a quando era su una sedia a rotelle e veniva spinto nei corridoi della scuola dai suoi amici, e anche alle volte in cui i bulli lo facevano cadere. Racconta Tom: “Non è stato facile. Più volte mia madre è stata chiamata dalla scuola proprio a causa degli episodi di bullismo di cui ero vittima”.
Tom non si era mai reso conto di come il suo problema fosse comune a tanti fino a quel giorno, quando il professore lo chiamò chiedendogli un consiglio. “Aveva il cuore spezzato – prosegue Tom – perché le cure non avevano ancora dato gli esiti sperati e sua figlia aveva solo tre anni. Gli spiegai di non farsi prendere dal panico perché quello che i medici possono fare ora per i bambini è moltissimo”.
Ora infatti non sono più necessari tutti gli interventi chirurgici a cui si è sottoposto Tom, e neppure tutti quei perni metallici che Tom ha nelle articolazioni dei suoi piedi.
“Mio padre è stato il primo a farmi provare il golf. Mi prese delle mazze super piccole ed iniziai con quelle a tirare i miei primi colpi: avevo cinque anni. A sette anni mi iscrisse al golf club che ancora frequento. A causa dei miei problemi non è che giocassi poi tante buche, era più che altro per farmi entrare nell’ambiente, farmi sentire parte di un club, dato che non potevo certo far parte di una squadra di calcio o di rugby”.
Vent’anni dopo Tom Beard è ancora un membro dello stesso club, un luogo dove si sente totalmente a casa.
La socialità in un gruppo di persone con interessi comuni, il gioco e le esperienze sul campo, tutto questo ha cambiato la sua vita. “Il golf è probabilmente ciò che più ha influenzato la mia vita. Penso che se non avessi il golf non sarei quello che sono oggi, ne sono sicuro al cento per cento. Ho conosciuto amici per la vita. Al golf club ho sempre incontrato persone di ogni età e non mi hanno mai trattato in modo diverso. Nel mio circolo sono maturato e diventato grande. Il golf mi ha reso anche educato verso le altre persone”.
Tom irradia gratitudine: ai suoi genitori, Tim e Jayne, per averlo aiutato nei momenti difficili, attraversando e superando il dolore, l’angoscia di non essere in grado di alzarsi correttamente, il bullismo e il ciclo infinito di operazioni, riabilitazione, operazione e così via; a sua sorella minore Molly che lo ha aiutato a riempire gli spazi vuoti della sua infanzia; al consulente Mr Bradish e al suo team che ha lavorato abilmente sui piedi di Tom per dargli la possibilità di prendere parte alle attività quotidiane; al suo primo allenatore di golf Glenn Williams che lo incluse completamente nelle lezioni junior rispettando ciò che poteva e non poteva fare; all’allenatore di England Golf per disabili Craig Thomas.
Craig ha sfidato Tom con domande che non gli erano mai state poste in precedenza e lo ha aiutato a migliorare molto il livello del suo gioco.
Molti degli amici di Tom – tra questi ci sono i compagni che lo spingevano sulla sedia a rotelle ai tempi della scuola – stanno ora iniziando a giocare a golf. “Negli ultimi quattro o cinque anni molti dei miei amici di scuola e college che giocavano a calcio, rugby, basket, mi mandavano messaggi dicendo: ‘Dove giochi? Voglio iniziare a giocare a golf”. Grazie alla sua simpatia, Tom ha già convinto molti conoscenti a provare il golf, oltre che essere di ispirazione a coloro che hanno la sua patologia.
Tom sta vivendo una vita piena con un problema fisico per lo più invisibile. Molte delle persone con cui interagisce ne sono totalmente inconsapevoli. Racconta che a volte qualcuno, vedendolo incerto ed in difficoltà durante certi movimenti gli domanda: “Stai bene? Sei un po’ giovane per avere problemi alle gambe”.
Nel suo modo semplice e diretto Tom risponde: “Beh, sì. Ho solo un paio di problemi con i miei piedi”.