“Tutti i fairways portano a Roma”

La quarantaquattresima edizione della Ryder Cup che si giocherà a Roma è sempre più vicina.

Mentre vi scrivo solo 2 giorni ci separano dalla finalizzazione dei nominativi dei giocatori che faranno parte, di diritto, della squadra americana.

Gli statunitensi hanno guadagnato punti di qualificazione in relazione ai premi in denaro accumulati, nelle stagioni 2022 e 2023.

Dopo la conclusione del BMW championship, seconda tappa dei playoff della FedEx Cup, conosceremo i nomi di tutti i 6 giocatori.

La finestra di qualificazione per gli europei si chiude invece il 3 settembre. I primi tre giocatori della European Point List guadagneranno un post nella squadra, così come i primi tre giocatori della World Point List non già qualificati avranno un posto in squadra.

Poi bisognerà attendere le scelte dei capitani (6 per squadra).

Nel frattempo, approfittando ancora di qualche momento di relax, volevo consigliarvi una lettura che all’avvicinamento di un evento che l’Italia del golf e dello sport attende da sempre, non poteva essere più adatta.

Con Daniele Ottavi, l’autore di “Tutti i fairways portano a Roma”, giocavamo insieme da giovani sul percorso dell’Olgiata.

Ci siamo persi di vista negli anni, ma sapevo che il suo amore per lo sport era infinito.

L’impegno che da “vero runner” aveva messo negli anni sia da praticante che da divulgatore era indiscusso, ma leggere il suo libro ha rafforzato maggiormente in me la sensazione che la fiamma per il nostro gioco preferito arda ancora.

Qui di seguito vi riporto integralmente alcuni passaggi del libro che mi hanno colpito:

“Più mi addentravo nella lettura, più capivo quanto fosse importante quel testo a pochi mesi dalla prima storica edizione della Ryder Cup in Italia. Raccontare la storia di mio nonno, sarebbe stato il miglior modo per far ripercorrere al grande pubblico la gloriosa storia della competizione a squadre più spettacolare al mondo, l’unica che ancora oggi vede fra i contendenti un team che si chiama Europa”. 

“Ricordo che un giorno, proprio sull’Old Course, durante un giro di prova ha iniziato a piovere all’improvviso. Dalla terra secca e dura, schiacciata dalla continua brezza marina, è salito un odore unico, quello che da quelle parti chiamano petrichor. A ripensarci oggi, forse è stato il momento in cui mi sono sentito più felice, un istante magico che posso paragonare solo alla prima volta che ho baciato mia moglie”.

“Anche Colin, in dubbio fino all’ultimo, decise di rimanere a Roma per stare con il nonno e allenarsi al meglio in vista della sua prima gara da professionista.
I suoi risultati da dilettante non erano stati esaltanti come ci si aspettava, ma la passione di famiglia continuava a scorrere nel suo sangue.
– Non importa se diventerai un campione o no, il golf ti salverà da questa società contorta e ti manterrà sempre a contatto con la natura.

Gli ripeteva fin da bambino George.
Peccato che non fosse presente, perché a Parigi mischiati fra decine di migliaia di tifosi di entrambe le squadre, fummo testimoni di uno spettacolo esaltante”.

Ebbene, credo proprio che Daniele sia stato molto bravo e capace, con paziente ricerca e dedizione, nel rendere alla portata di tutti i 100 anni di storia della Ryder Cup, in un romanzo di facile lettura e comprensione anche per chi non si è mai avvicinato al golf o per coloro i quali ancora si chiedono:” Cos’è questa Ryder ?”.

Le edizioni della sfida centenaria scorrono veloci, narrate dai protagonisti, tutti appartenenti alla famiglia (di fantasia) Anderson,  originaria di St.Andrews.

Un viaggio fra epoche e posti straordinari che porterà quest’anno a Roma il titolo, comunque vadano le cose in campo , di capitale del golf 2023.

E non posso essere più che vicino al pensiero del mio amico Daniele quando in chiusura si eclissa dicendo:”Scrivere questo libro è stata un’occasione per ringraziare il golf, lo sport che mi ha aiutato a crescere e ad affrontare la vita.

Well done Daniele!

Il libro “Tutti i fairways portano a Roma” lo trovate qui


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