“Vedi? Te l’avevo detto!” Disse Michael al papà.
Nella famiglia Herrera, il basket faceva parte del ritmo vitale, poco distante dal mangiare, dormire e lavorare.
Il golf non ha mai minimamente sfiorato il pensiero di Hugo Herrera, che non aveva mai visto un campo da golf fino a quando, da adolescente non è emigrato negli Stati Uniti dal Guatemala.
Anni dopo, mentre accompagnava suo figlio Michael all’allenamento di pallacanestro, il bambino osservava con attenzione gli swing dei giocatori mentre passavano davanti al piccolo campo di nove par buche par-3 di Cottonwood a Moreno Valley, in California. Il padre riconobbe negli occhi del figlio l’espressione del desiderio ma quando un giorno Michael chiese di provare, il rifiuto di Hugo fu categorico:«È uno sport per bianchi», aiutato anche dai film sul golf che aveva visto in TV.
“Troppi soldi. Non fa per noi”. Il padre oggi ammette che volesse solo mettere a tacere il bambino, per fargli capire una dura realtà, ma era anche consapevole che Michael non avrebbe mai accettato un no come risposta”.
Il tormento del ragazzino durante quei viaggi in macchina convinse il papà a passare dal pro-shop per andare a chiedere informazioni sul gioco.
Quando scoprirono che con 20 dollari avrebbero potuto giocare entrambi, incluso il noleggio delle sacche, il bambino di 10 anni rispose nell’unico modo possibile per la sua età :
“Vedi! Te l’avevo detto!”
“Quel giorno siamo andati”, ricorda Michael, che ora ha 24 anni, “e ce ne siamo innamorati. … Il golf era un puzzle che dovevamo risolvere, ed era enorme”.
I pezzi sono ancora sul tavolo, per esaminarne uno per uno, ogni colore, ogni dettaglio.
Michael Herrera, che questa settimana giocherà nel suo primo evento del PGA Tour al Farmers Insurance Open con l’esenzione di uno sponsor, è una delle tante storie dove il golf può essere la vera soluzione ad un’esistenza difficile o semplicemente uno sport dai valori ancora puri.
Ma qui da noi in quanti fanno giocare con 20 euro, bastoni inclusi ?