Conosci il tuo avversario? Se lo conosci, puoi batterlo! Ti trovi sul tee della 1 e i pensieri che si presentano nella tua mente sono tutt’altro che rassicuranti. La tensione si fa sentire, irrigidendo i tuoi muscoli, interferendo sul ritmo del tuo swing; il respiro è leggermente affannato, e la tua attenzione è su tutto ciò che non serve allo scopo.
Il tuo avversario più forte sei tu! I dubbi, le paure, le insicurezze, i pensieri negativi ricorrenti non sono inflitti da nessun altro che da te stesso.
Se vuoi iniziare a conoscere te stesso, devi prima di tutto avere una profonda consapevolezza dei tuoi punti di forza e delle te debolezze. Potresti iniziare con elencare 10 qualità e 10 aspetti che in qualche modo ritieni che ti possano mettere in difficoltà. Ma non è sufficiente. Per ottenere un cambiamento, è necessario agire.
Sai benissimo che se fai sempre la stessa cosa, ottieni sempre lo stesso risultato. Eppure è davvero difficile cambiare qualcosa. Modificare un’abitudine, un modo di pensare, richiede impegno, costanza, fiducia e forza di volontà.
La buona notizia è che il cervello lo comandi tu, e gli puoi dire cosa fare e lui, alla fine, lo farà.
Per iniziare ad abituare la tua mente a reagire in un determinato modo, puoi trovare un tuo mantra. La parola magica è la tua ancora, è il bottone che puoi premere ogni volta che hai bisogno o voglia di accedere a uno stato d’animo potenziante.
Serve un po’ di allenamento per imparare ad usarla, ma il risultato è assicurato!
Potresti portarlo in campo, anche attraverso un simbolo; c’è un giocatore di golf che ha un pallino rosso sul guanto. Credimi, non è casuale.
Ma c’è qualcosa di importante su cui è davvero fondamentale che inizi a lavorare, qualcosa che darà veramente la svolta al tuo golf: giocare a golf per il puro piacere di giocare, lasciando andare qualsiasi aspettativa, premio o punteggio.
Solo in questo modo il tuo focus sarà interamente rivolto all’esterno, al volo della palla, al rumore all’impatto, o al ritmo del tuo swing. Nemmeno per un secondo penserai a ruotare i fianchi o le spalle, a tenere la testa bassa.
E’ stato dimostrato in molti studi che l’attenzione esterna, a differenza di quella interna, non interferisce con la capacità di auto-organizzazione del nostro corpo, dando luogo a performance eccezionali.
Il primo ad accorgersi delle abilità del nostro corpo e delle interferenze a cui va soggetto quando iniziano ad entrare in azione ordini di esecuzione, giudizio, paure, dubbi, fu Tim Gallwey.
Si rese conto che sul campo da tennis c’erano due “sé” che giocavano. Chiamò Self 1 quello che parla, pieno di aspettative e di concetti su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che dovresti fare o no. L’altro “sé” lo chiamò Self 2, ed è quello che gioca davvero.
Il problema è che il Self 1, che non sa affatto giocare né a tennis né a golf, né al “gioco della vita”, si permette sempre di dare un sacco di giudizi, bloccando il Self 2, che in realtà è abilissimo e apprende da quando sei nato.
dove P sta per Performance, p per potenziale e i per interferenze, oppure per I, l’ego.
Nessuno ti ha spiegato come fare per imparare a camminare; hai provato, sei caduto mille volte, per rialzarti ogni volta con più entusiasmo e determinazione di prima, e alla fine hai imparato a camminare.
Impara a giocare il tuo Gioco Interiore® e i risultati non tarderanno ad arrivare. Distraendo la tua mente, riuscirai a limitare le interferenze del Self 1, lasciando emergere il tuo potenziale nascosto e ottenendo le tue migliori performance.
Sta a te scegliere quale “sé” vuoi essere.
Essere ciò che siamo e diventare ciò che siamo in grado di diventare, è l’unico scopo della vita – Robert Louis Stevenson