Cosa rende un genitore uno “sportivo di qualità”?

È ampiamente riconosciuto dalla letteratura scientifica il valore educativo dello sport, considerato un contesto privilegiato per il processo di crescita personale e sociale. Numerosi studi evidenziano come l’esperienza sportiva non solo favorisca lo sviluppo fisico, ma costituisca anche un terreno fertile per l’acquisizione di competenze emotive, cognitive e relazionali. Tuttavia, una domanda cruciale emerge in questo processo: quale ruolo ricoprono i genitori nel vissuto sportivo dei giovani atleti?

Collocare l’atleta al centro del processo implica analizzare attentamente le reti di relazioni che influenzano il suo sviluppo. Tra queste, la famiglia riveste un ruolo centrale. Una revisione del 2004 ha evidenziato che il nucleo familiare agisce come un potente agente di socializzazione nello sport, con il sostegno genitoriale identificato come un fattore chiave per la soddisfazione, la motivazione e la performance degli atleti. 

Tuttavia, il confine tra un supporto genitoriale sano ed equilibrato e un coinvolgimento eccessivo rimane sottile e spesso difficile da definire. Un sostegno inappropriato può infatti compromettere il benessere psicologico del giovane atleta, generando pressioni controproducenti che rischiano di minare il piacere e l’efficacia della pratica sportiva. 

Nonostante l’evidente importanza del tema, il ruolo genitoriale nello sport riceve ancora scarsa attenzione nei manuali di psicologia e nei programmi di formazione per allenatori. Eppure, in una prospettiva multidisciplinare, il coinvolgimento consapevole e adeguato dei genitori si rivela fondamentale per promuovere un ambiente sportivo che supporti appieno lo sviluppo armonico dei giovani.

In questo articolo desidero approfondire questo tema e offrire a voi genitori alcuni consigli pratici e spunti di riflessione.

Cosa rende un genitore uno “sportivo di qualità”?

Osservare la propria figlia mentre si prepara a mettere a segno il birdie decisivo per conquistare il match play è un’emozione intensa per qualsiasi genitore, così come lo è vedere il proprio figlio sul campo da rugby, determinato a sfuggire agli avversari e correre verso la meta con grinta e passione. Essere genitore può diventare un’esperienza estremamente stressante, ad esempio quando si assiste al proprio figlio che lascia il campo in lacrime. In momenti come questi, mantenere la calma, comunicare, prendere decisioni e rimanere oggettivi può essere una sfida, poiché emozioni e sensazioni tendono a sopraffarci.

È allora utile iniziare a riflettere su quattro aspetti:

1. Sostegno, non controllo

Secondo la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969), la figura genitoriale funge da base sicura da cui il bambino può esplorare il mondo. In ambito sportivo, questo si traduce nella capacità dei genitori di offrire sostegno emotivo e motivazionale, promuovendo l’autonomia del giovane atleta.

Tuttavia, un coinvolgimento genitoriale eccessivo può generare pressioni psicologiche. Studi recenti (Harwood & Knight, 2015) evidenziano che i bambini percepiscono maggiori livelli di stress quando sentono che il valore della loro performance sportiva è direttamente correlato all’approvazione dei genitori.

Quindi c’è differenza tra essere un genitore di supporto e un genitore invadente. Il sostegno significa esserci, ascoltare, motivare e aiutare tuo figlio a organizzare i suoi obiettivi. Il controllo, invece, si manifesta con pressioni eccessive, critiche costanti o aspettative irrealistiche.

2. Focalizzati sul processo, non sul risultato

La carriera sportiva è un percorso pieno di alti e bassi. Elogiare esclusivamente i risultati (vittorie, medaglie, tempi) può spingere tuo figlio a cercare la tua approvazione solo attraverso il successo.

Il concetto di mindset della crescita, introdotto da Carol Dweck (2006), suggerisce che concentrarsi sul processo piuttosto che sul risultato favorisce la motivazione intrinseca e la resilienza. Quando i genitori elogiano solo i risultati, si rischia di alimentare un fixed mindset (mentalità fissa), in cui il valore personale è percepito come statico e dipendente dai successi ottenuti.

3. Lascia spazio ai sogni… ma anche alla vita

Uno degli aspetti fondamentali per il benessere psicologico dell’atleta è la possibilità di mantenere un equilibrio tra la carriera sportiva e altre aree della vita. Il concetto di “identità atletica” (Brewer et al., 1993) suggerisce che un’eccessiva identificazione con il ruolo di atleta può limitare lo sviluppo di un’identità personale integrata, aumentando il rischio di crisi emotive in caso di fallimenti o infortuni.

Anche se tuo figlio mostra talento, è fondamentale ricordare che lo sport non deve essere tutto. Un giovane atleta ha bisogno di coltivare relazioni, interessi e momenti di pausa.

4. Gestisci le tue emozioni per gestire le sue

Vedere tuo figlio competere può essere emozionante, ma anche stressante. A volte, le reazioni emotive dei genitori possono influenzare l’autostima del giovane atleta. Critiche dure, eccessivo entusiasmo o tensioni possono avere un impatto negativo.

Conclusioni

Il ruolo dei genitori nella carriera sportiva dei figli è complesso e richiede un approccio equilibrato, basato su sostegno emotivo, promozione dell’autonomia e attenzione all’equilibrio tra sport e vita personale. Adottare strategie basate su evidenze psicologiche non solo favorisce il successo sportivo, ma contribuisce anche allo sviluppo di giovani adulti resilienti, sicuri e motivati.

E ora tocca a te: Quale di questi consigli metterai in pratica oggi per sostenere al meglio tuo figlio?

 

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