Non è Tutta una Questione di Testa!!

Quando si parla di performance, soprattutto in ambito sportivo, si sente spesso dire che “la testa è tutto”. Questo mantra, ripetuto da allenatori, atleti e appassionati, evidenzia l’importanza della mente ad esempio nella gestione delle emozioni e della pressione. 

Eppure, questa affermazione rischia di essere riduttiva. 

Un’atleta non è solo muscoli, tecnica e strategia.

Un’atleta non è solo la sua mente.

Un ‘atleta è prima di tutto una persona. 

Le sue performance sul campo, in pista o sulla pedana non dipendono unicamente dalla preparazione fisica, ma da un complesso equilibrio tra corpo, mente e cuore. 

Tra questi fattori, un elemento spesso trascurato, ma fondamentale, è la Befindlichkeit, un termine tedesco che racchiude un mondo di significati e possibilità.

Che cos’è la Befindlichkeit?

La Befindlichkeit è un concetto introdotto dal filosofo Martin Heidegger, che la definisce come la “disposizione affettiva” che ci accompagna in ogni momento della nostra vita. Non si tratta solo di un’ emozione passeggera, ma di uno stato d’animo profondo che influisce sul nostro modo di percepire il mondo e di agire al suo interno.

Per Heidegger, l’esistenza umana è sempre intrisa di una disposizione affettiva: non possiamo “non sentire”. 

La Befindlichkeit è ciò che ci “apre” o ci “preclude” possibilità, influenzando il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, con noi stessi e con le sfide che incontriamo lungo il cammino.

L’emozione, quindi, non è mai un accadimento meramente “interno”, né semplicemente una “reazione” a uno stimolo esterno, ma è sempre coscienza del mondo, una “certa maniera di cogliere il mondo” (Sartre, 2004, p. 184).

Per un considerevole periodo di tempo, la credenza prevalente è stata che le emozioni scaturissero esclusivamente dall’attività mentale, insinuando la possibilità di manipolarle attraverso visualizzazioni o processi cognitivi. Ma oggi, grazie a scoperte neuroscientifiche, sappiamo che l’emozionarsi è il “significato incarnato della situazione in corso” (Liccione, 2011).

Come portiamo questo concetto in ambito sportivo?

La Befindlichkeit e la performance sportiva

Nel contesto sportivo, la Befindlichkeit può essere intesa come il “filtro emozionale” attraverso cui l’atleta vive la competizione, l’allenamento e il rapporto con gli altri. È ciò che lo rende motivato, sicuro e concentrato oppure, al contrario, ansioso, demotivato e insicuro.

Le disposizioni affettive che l’atleta vive potrebbero, pertanto, essere articolate su due fronti distinti:

“Aperte” alla possibilità. L’atleta è in grado di affrontare le difficoltà con resilienza, antifragilità, di trasformare la pressione in adrenalina positiva, di mantenere il focus sull’obiettivo, di regolare l’emozionarsi e di predisporsi in modo ottimale all’esecuzione del gesto atletico.

“Chiuse” dalla disposizione affettiva negativa. L’atleta rischia di autosabotarsi, riduce le sue possibilità d’azione, non riesce ad avere stima di se stesso e nemmeno di essere consapevole.

La Befindlichkeit rappresenta quella dimensione spesso invisibile e non presa in considerazione ma determinante che influisce su ogni gesto, su ogni scelta, su ogni gara.

Partendo da questo presupposto, è evidente quanto sia limitativo e fuorviante affermare che “è tutta una questione di testa”. Il nostro agire è influenzato da una molteplicità di fattori, e tra questi la nostra disposizione affettiva gioca un ruolo chiave. 

Imparare a lavorare sulla propria disposizione affettiva significa allenare non solo il fisico, ma anche quella parte più profonda di sé che può trasformare una buona performance in un trionfo.

 

SENTO QUINDI SONO!

(Bizzarri, 2018)

 

#samanthabernardi

#golfpsychology


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