In ogni gara di golf, lo score può diventare uno dei pensieri più ricorrenti e insidiosi.
È facile sentire frasi simili a: “ Tu non pensarci gioca” oppure “Il mio obiettivo è non pensare allo score”.
Ma lo score non è solo un pensiero!
Nelle gare, lo score è come un ombra che ti segue ovunque. Lo puoi vedere sui maxischermi, sui leaderboard e sui tabelloni del marshall che ti osserva. A volte quel numero ti sorride, volte ti fissa minaccioso.
E poi c’è quel momento di verità, quando la matita scivola sullo scorecard, segnando in modo inconfondibile il tuo destino .
Spesso capita che diventi un avversario silenzioso ma tenace, che ti mette alla prova colpo dopo colpo.
E cosa succede quando ci si lascia ossessionare dal risultato?
Si da il via ad un rollercoaster emotivo senza precedenti.
A questo punto la domanda sorge spontanea:
È possibile non pensare al punteggio durante la competizione?
La risposta è più complessa di quanto si possa pensare, ma in questo articolo voglio suggerirti qualcosa che raramente ti viene consigliato.
Il potere dello score: sempre sotto gli occhi
Guardiamo per un secondo ad altri sport, ad esempio il tennis, la pallavolo o il basket.
Ogni punto perso o vinto è evidenziato istantaneamente, amplificando la tensione. In questo contesto, l’atleta è costantemente consapevole di quanto sia vicino alla vittoria o alla sconfitta.
Questa consapevolezza può essere uno stimolo, ma anche una distrazione o un carico di stress.
Le neuroscienze ci suggeriscono che in condizione di stress, a livello fisiologico si attiva parallelamente al sistema simpatico e parasimpatico, l’asse Ipotalamo-Ipofisi-Corticosurrene (HPA), responsabile della produzione del rilascio di cortisolo (detto ormone dello stress).
Valori elevati di tale ormone influenza negativamente la performance, la capacità di concentrazione e di decisione.
Di fronte ad un evento stressante però non c’è solo un’attivizione fisiologica, bensì vi è tutto il “sistema persona” che entra in gioco, adottando strategie di risposta comportamentale molto soggettive.
Quando invece il punteggio è funzionale all’atleta, cosa accade?
Vediamolo insieme:
1. Il punteggio come stimolo
Alcuni atleti riescono a vedere il risultato come uno strumento di feedback, piuttosto che come una fonte di pressione, sono in grado di essere più determinati, a mantenere alti i livelli di concentrazione e focus sul processo.
2. il punteggio come sfondo
Altri atleti, pur essendo consapevoli della loro performance in termini di score, riescono a donare il giusto significato ad esso, concentrandosi sulle priorità del momento: l’azione.
In entrambi i casi gli atleti spostano le loro energie su ciò che possono controllare e sul processo (ad es., azione, strategia, la preparazione del colpo). Come suggerisce Csíkszentmihályi, per raggiungere il miglior rendimento è fondamentale essere completamente immersi nel compito che si sta svolgendo, in uno stato di flusso in cui non c’è spazio per distrazioni esterne, come il punteggio.
Ora tiriamo le somme
Come dimostrano le esperienze di vari atleti, non si tratta di eliminare completamente il pensiero del punteggio, ma di sapere come gestirlo e utilizzarlo per migliorare la propria prestazione.
La sfida è riuscire a concentrarsi su ciò che si può controllare, e lasciare che lo score segua naturalmente.
Ma per riuscire in questa impresa è necessario partire da se stessi e dal significato che ogni individuo attribuisce a ciò che sta vivendo in quel preciso momento storico.
Per poter fare questo è necessario porsi una domanda la cui risposta non si trova in campo, bensì fuori dal campo, all’interno della storia dell’atleta:
Che significato ha oggi per te lo score?
Inizia da qui.
www.golfpsychology.it