“Gioca, divertiti, impara”… ma quanto spesso questo messaggio viene sostituito da un “Vinci, dimostra, non deludere”?
Nel mondo dello sport giovanile, le aspettative dei genitori possono trasformarsi in un trampolino per la crescita… o in una zavorra che appesantisce ogni passo del giovane atleta.
Se da un lato il coinvolgimento familiare è fondamentale per lo sviluppo positivo dell’esperienza sportiva, dall’altro una pressione eccessiva può compromettere motivazione, autostima e benessere psicologico.
Il sogno riflesso: quando lo sport diventa lo specchio dei desideri adulti
Molti genitori vedono nello sport un’occasione unica per il successo dei propri figli, ma talvolta ciò che si cela dietro è un bisogno più profondo: rivivere un’occasione mancata, riscattare un insuccesso personale, o semplicemente ottenere una conferma sociale attraverso i risultati del bambino.
In psicologia questo fenomeno è noto come “parental over identification”, ovvero l’identificazione eccessiva del genitore con il figlio, spesso inconsapevole (Hellstedt, 1987).
Il rischio?
Che il giovane atleta cominci a giocare per compiacere e non per passione, finendo col perdere il contatto con la motivazione intrinseca che dovrebbe alimentare ogni attività sportiva.
Aspettative e pressione: i segnali silenziosi
Studi recenti mostrano che i bambini percepiscono con estrema lucidità le aspettative genitoriali, anche quando non sono esplicitate verbalmente. Secondo Gould et al. (2006), un’eccessiva pressione familiare è tra i principali fattori di abbandono precoce dello sport nei giovani.
I segnali?
Sono vari e devono essere contestualizzati all’interno della storia personale del singolo, tra questi possiamo trovare: ansia da prestazione, paura di sbagliare a causa delle ritorsioni, difficoltà a godersi la competizione e, in alcuni casi anche sintomi psicosomatici.
La letteratura parla chiaro: quando lo sport perde il suo valore ludico ed educativo per diventare solo prestazione, si rischia di bruciare anziché costruire (Schmid et al., 2020).
Il ruolo cruciale del genitore supportivo
Il genitore ideale nello sport non è quello che guida dal bordo campo gridando istruzioni, ma quello che sostiene emotivamente, che incoraggia senza imporre, che aiuta il figlio a leggere l’errore come occasione e non come fallimento. Come sottolinea Knight et al. (2011), i giovani atleti traggono beneficio da genitori che:
- Promuovono l’autonomia e la responsabilità;
- Comunicano in modo positivo e non giudicante;
- Valorizzano l’impegno più del risultato;
- Sanno fare un passo indietro nei momenti cruciali.
È ora di cambiare prospettiva.
Non “devi essere il migliore”, ma “devi essere te stesso”.
Lo sport è un viaggio di crescita, un’avventura fatta di impegno, divertimento e scoperta.
Tu genitore, sei pronto a lasciare che tuo figlio viva il suo sogno, non il tuo?