Se performo male, significa che sono tornato indietro?

Di fronte a un risultato deludente, ogni golfista si fa la stessa domanda.

Ma è davvero così semplice?

Nel golf, come in pochi altri sport, la linea che separa una grande giornata da una disastrosa è spesso sottile. Un colpo fuori linea, un green letto male, un putt lasciato corto, ed ecco che il punteggio finale non rispecchia né il lavoro svolto né il valore reale dell’atleta.

È a questo punto che nasce uno dei pensieri più comuni e più pericolosi per chi pratica questo sport:

“Se oggi ho giocato male, significa che sto peggiorando?”

La risposta, nella maggior parte dei casi, è NO!

Il golf non è lineare: la performance segue ondulazioni, non una retta

A differenza di ciò che accade in palestra, dove caricando più peso possiamo misurare progressi tangibili, nel golf il

miglioramento è a volte molto meno evidente e molto più lento.

L’apprendimento motorio non segue una curva lineare; è fatto di fasi, plateau, salti improvvisi e picchi negativi.Uno score alto può arrivare anche nei momenti in cui, tecnicamente, si è più solidi del passato.

Perché?

Perché la performance è la combinazione di: tecnica, emozioni, pendieri, condizioni ambientali, condizioni fisiche, obiettivi e persino aspetti che riguardano la vita personale fuori dal campo.

In psicologia chiamiamo questo “lettura multilivello della performance”: il punteggio è solo uno strato.

Guardare solo allo score è come valutare un libro dalla copertina. Un singolo giro, quindi, non racconta l’intera storia!!

Le “giornate no” come parte del percorso

Ogni golfista, dal principiante al professionista del Tour, vive giornate in cui il corpo non risponde, la concentrazione vacilla o la fiducia oscilla.

Il punto chiave non è evitare quelle giornate (impossibile), ma interpretarle nel modo corretto:

• Un giro storto non cancella i progressi fatti.

• Una sessione di allenamento difficile non indica un passo indietro.

• Un punteggio deludente non misura il valore dell’atleta, ma solo la performance di quel giorno.

 

La domanda da porsi non è “Sono tornato indietro?”, bensì:

Cosa mi sta insegnando questa prestazione?”

Le domande che aiutano davvero

Dopo una gara o un campo pratica sotto le aspettative, prova a chiederti:

Cosa ha funzionato oggi, anche in mezzo alle difficoltà?

Dove ho perso più colpi? Tecnica? Scelte? Gestione emotiva?

Come posso allenare quella singola area?

ecc.

Questi esempi di domande insegnano a guardare da una migliore prospettiva la performance e possono trasformare un fallimento percepito in una risorsa concreta.

L’identità dell’atleta non è il suo punteggio

Uno degli errori più comuni è confondere il risultato del giorno con la propria identità golfistica.

Quando il punteggio diventa una misura del valore personale, ogni errore pesa il doppio, ogni bogey diventa una sentenza.

Ricordati:

Il punteggio è un dato.

Tu sei molto di più.

Non stai tornando indietro.Stai semplicemente vivendo una fase del percorso, una delle tante necessarie per crescere come golfista e come atleta.

Il progresso reale si misura nel lungo periodo, non nel giro di oggi.

E spesso,  anche se sembra paradossale, sono proprio le giornate peggiori a segnare il terreno per i miglioramenti più solidi.

il punteggio è una fotografia, non una biografia.

#samanthabernardi

#golfpsychology


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