Esistono luoghi del cuore, luoghi dove si torna sempre con un certo spirito, con una certa voglia e con la speranza che questi non cambino mai.
Esistono, poi, luoghi che entrano a far parte della nostra vita di punto in bianco. Che sia per una coincidenza particolare, un’occasione dell’ultimo secondo o un imprevisto. E come un fulmine a ciel sereno ti rapiscono e ti stordiscono.
Quest’estate vi ho portato in giro parecchio per campi di montagna, è vero, ma sarà forse il caso di dire che in questa stagione ci si sta davvero bene lassù, oltre i 1000 metri di quota, a contemplare il mondo attraverso un’aria frizzante e giovane?
Verdi prati, case in legno, qualche animale da pascolo che gironzola in totale autonomia. Una libertà sconfinata. Una libertà che deriva da un retaggio storico. Le popolazioni che decisero di vivere in queste zone presero la decisione in totale indipendenza. Furono loro a migrare nel lontano XII-XIII secolo dalla Svizzera, attraversando infelici colli e montagne impervie, per raggiungere lidi più miti o quantomeno più ospitali.
Tanto c’è da imparare dalle popolazione Walser. I discendenti di quelle antiche genti vivono ancora lì, nelle valli intorno al Monte Rosa, dove per lo più quest’estate ho vagato per cercare di cogliere il più possibile il loro carattere, così fortemente deciso e scolpito dalla montagna.
Naturalmente il trait d’union di tutto questo vagare è stata la sacca da golf. Che fossero 9-18 buche o anche solo un po’ di sana pratica, dopo una gita o una visita ad un borgo particolare le mani sui bastoni non potevano mancare.
Siamo a Macugnaga, Valle Anzasca. Avrei voluto tenerla per me. Per quelle poche persone che la conoscono già. Se si parla di turismo, infatti, non si può che trattare, anche, della tutela di alcuni luoghi. Tutela che necessariamente, a volte, passa per il tener nascosti questi tesori dalla massa. Tuttavia questa scoperta era troppo bella e troppo inaspettata.
Niente campo. Niente strutture “accessorie”. Solo un campo pratica. Una zona approcci e un putting green. Ma che campo spettacolo! Siamo al cospetto dell’unica parete “himalayana” delle alpi. 2000 metri a strapiombo su Macugnaga regalano brividi e soggezione.
Situato nella frazione Dorf, la più antica del paese e della valle, dove si insediarono i primi Vallesi nella Valle Anzasca, il campo pratica è associato alla FIG ed è posizionato in leggera salita. La comunità che ruota intorno a questa realtà vanta numerose persone, appassionati golfisti che lontani non sanno stare e nuove leve che tra una toma e una fetta di speck decidono di muovere i primi passi all’interno di un’atmosfera elettrizzante.
Quante realtà esistono che non abbiamo neanche idea siano presenti? A quanto pare, più si gira e più ci si rende conto che il Golf ha uno zoccolo duro che è veramente difficile scansare. La cosa divertente è constatare che la maggior parte delle volte lo zoccolo è formato da ragazzi che non si allontanerebbero mai dalle loro sacche. Ancor di più dei più “anziani”!
La Valle Anzasca
Straordinaria e autentica, la Valle Anzasca si staglia al cospetto di sua maestà Parete Est del Monte Rosa. Gli addetti ai lavori non sapranno niente. I più appassionati sapranno già tutto. Mai concessasi allo stravolgimento del turismo di massa, ha conservato carattere originale e spazi completamente integri.
Le case, costruite con la tecnica del Blockbau, sono uno spettacolo. La grande quantità di legno lavorata dai mastri legnai al tempo fu impressionante e rimangono tutt’oggi le tracce di quel passato glorioso di lavorazioni e opere.
Ma come scoprirla? Attraverso la Stra Granda. Percorso/pellegrinaggio di origine medievale, testimonianza della vita contadina lungo i borghi che si incontrano sul tragitto dove si alternano boschi, ruscelli, alpeggi e cascate in un contesto storico a cavallo tra la cultura Walser e la cultura Romanza. Sulla mulattiera si incontrano villaggi ancora oggi carichi di tradizioni come Bannio Anzino, Calasca Castiglione, Ceppo Morelli e Vanzone con San Carlo che ospitano al loro interno miniere, torri antiche, mulini, chiese e santuari come il Santuario della Madonna Gurva.
Nei meandri dei paesini si possono ancora respirare gli odori che ricordano altri tempi. Tempi in cui si utilizzavano altri strumenti, sia per cucinare sia per lavorare. Fuori dalle case vengono ancora appesi gli attrezzi di una volta a testimonianza della radicata cultura storica che qui non viene perduta. Per addentrarsi dentro i Walser bisogna imparare a scoprirli fin dalla base: la loro cucina.
Quando si presentarono i primi turisti inglesi nell’ottocento vennero accolti con zuppa scozzese e carne di marmotta. Tuttavia, nel corso dei decenni la gastronomia si è evoluta non poco e sono fioriti prodotti tipici grazie a modalità di pastorizia e coltivazione ben diverse.
Adesso il piatto tipico, molto povero, è la pasta alla Macugnaghese: penne cotte con le patate e servite in una padella dove si è fatto soffriggere cipolla, burro e pancetta con l’aggiunta di formaggio alla fine. Mica male questi Walser.
Prodotto molto utilizzato, inoltre, è la segale. Forte da essere coltivata anche a 1900 metri, viene utilizzata per molte cose tra cui il pane che, nella Valle Anzasca, si produce non in forno ma direttamente sul fuoco su piastre di ferro. Le miacce, simil crêpes famose in tutti i territori walser, sono un prodotto derivato proprio da questa panificazione.
Insomma un luogo che si spera rimanga su quell’equilibrio che tanto piace per essere riuscito a mantenere originalità, tradizioni e avanguardia sempre ben distaccate. Un luogo dove l’autenticità è di casa e dove il cuore non può che battere più forte e dove uscirà rinvigorito dall’aria fresca respirata e dall’atmosfera unica vissuta.
Dove mangiare
• La Locanda, frazione Pecetto alta, Macugnaga (VB), tel: 0324 65473
• Taverna del Rosa, Via Chiesa Vecchia, Macugnaga (VB), tel: 334 987 3113
Golf Z’Makanà
Via Chiesa Vecchia Macugnaga, Piemonte.
Stagione d’apertura:Luglio Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica. Agosto tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 13.00 dalle 15.00 alle 19.00