Eccoci qua, pronti a fare il grande balzo nel, udite udite…presente! Ebbene sì, mancano alcuni pezzi, prima del futuro. Al futuro mancano sempre pezzi…d’altronde è tutto ripartito da poco e serve pazienza. Possiamo però riaccendere la speranza e guardare lontano: le gare sono ripartite, comincia lo US Open, e qualche colpetto inizia a riuscirci meglio, lo vediamo dalle classifiche. Ciò che non abbiamo ancora capito è come si stia riaccendendo il golf, tra gara o evento, e come stia cambiando lo spirito del gioco. Lo scopriremo forse qui? Ora, in un’ottica di Golf User Experience.
Ma vi avviso! Questo articolo non sarà un’esperienza semplice.
Ri-partiamo, dalla Golf User Experience!
Anzitutto dobbiamo capire cosa voglia dire il termine User Experience; vi potrei far fare un salto su Wikipedia con un link oppure riportarvi qui la definizione; scegliete voi:
La User Experience o UX (in italiano “esperienza dell’utente”) è un termine utilizzato per definire la relazione tra una persona e un prodotto, un servizio, un sistema.
Il termine presuppone un approccio olistico: cerca di comprendere tutto ciò che ruota attorno all’interazione di un utente con un’azienda, un marchio o un’istituzione. L’esperienza utente coinvolge tutti gli aspetti esperienziali, affettivi, l’attribuzione di senso e di valore collegati ad un prodotto o servizio, all’interazione con esso e quanto ad esso correlato, ma include anche le percezioni personali su aspetti quali l’utilità, la semplicità d’utilizzo e l’efficienza del sistema.
Fonte Wikipedia
Riportando la definizione al golf del “qui ed ora”?
Il golf sta tornando ad essere occasione di incontro ed esperienza, sia essa personale o di relazione, in gara o anche nella “semplice sfida” su 4-6-9 o 12 buche. Le gare in tv? Beh, sono sempre più “veloci” e interattive e personalizzate e…on demand; il tutto anche grazie alla tecnologia.
Ma cosa è cambiato da prima?
È cambiato il sentimento, e la percezione personale dello sport: la User Experience del golfista, dopo la sofferta assenza, richiede sempre più attenzione ed è diventata ancora più esigente.
A livello dilettantistico non basta più la “coppa fragola”, servono emozioni, attenzione ai dettagli e tanta, tanta cura: dei campi, della velocità dei green e della prenotazione dei Tee Time, della durata della gara, dell’efficienza nella proposta del servizio, in generale. A livello televisivo, serve sempre più “spettacolo”, perché anche l’attenzione sta scemando…
A questo punto vi sarete già annoiati e distratti: ecco, il punto risiede proprio nell’attenzione.
Da golfisti, ce ne rendiamo conto, siamo sempre stati un’audience attenta ed esigente (a volte anche troppo) e ora lo stiamo diventando ancora di più, ma sempre più velocemente e per meno tempo: vogliamo gare più brevi e con meno attese, vogliamo azione, acquistare in un click e ricevere tutto subito, a un costo sempre più basso.
Tutto bellissimo, se non fosse per il semplice fatto che uno dei principi fondanti dello “spirito”, anche del golf, a mio avviso, è proprio la pazienza: saper aspettare il proprio turno per tirare, imparare la sconfitta e la “mancanza” accettando l’errore, imparare con l’esperienza e, con il giusto tempo e dedizione, amare questo sport.
Ed è in questa chiave di UX sempre più frenetica che mi pongo alcune domande: come si evolverà il golf? Diventerà forse una corsa? O rallenterà? E come sarà la nuova UX?
Beh, come la definizione ci ha suggerito, il tutto deve essere rimandato alla “percezione personale”.
Tutto chiaro? Ovviamente no: mancano ancora dei pezzi, ma il golf mi ha insegnato (anche tra le varie arrabbiature) ad avere…