Comunicazione: Golf is the king

Parlando di golf vi è mai capitato di essere incompresi? Amate lo sport e vi siete trovati in difficoltà a raccontarlo? Comunicare il golf non è semplice, come non è facile comunicare tutto il resto dopotutto, lo sappiamo; emozione e passione, tra luoghi comuni e incomprensioni varie. Raccontare il golf, sia esso a titolo personale o professionale, è un lavoro più duro degli shaft che vorreste sui vostri bastoni, oggi più che mai. Ma, come si fa? O meglio, come si dovrebbe comunicare il golf, idealmente? Golf is the king, sincerità, the Queen.

Parliamo di Golf e consideriamo il periodo, anzitutto:

Golf is the king.

Il golf è uno sport complesso che racchiude un insieme di valori tanto istintivi quanto difficili da trasporre. Si parla di “malattia” del golf, si parla di “elitarietà” del gioco (c’è a chi piace e a chi no). Ma come si raccontano allora le cose complesse ?

Beh, si punta all’emozione.

Ma basta parlarne?

Chi è avvezzo al mestiere, direbbe di no. Perché il golf ha ancora un’aurea di misticismo medievale, talvolta una nebbia, che lo circonda e che, a mio personalissimo avviso, dovrebbe essere tolta.

Allora come si dovrebbe comunicare il golf?

Parliamo schiettamente: raccontiamo la complessità dell’emozione con ogni canale possibile.

Ecco allora gli stumenti:

L’evento:

C’è chi la chiama gara e chi evento. Questo è il fulcro: il golf anzitutto è da vivere. Quindi l’occasione reale di incontro e di sfida è, come ogni cosa, il miglior strumento di comunicazione (provare per credere). Oggigiorno però la differenza è fatta dal dettaglio, e il dettaglio è emozione.

Attenti quindi alle “coppe fragola”.

La fotografia:

Instagram, Facebook, i social.

Il golf, anche fotograficamente ha un’essenza “estetica” importante: si gioca in luoghi naturali e unici, isole verdi molto rare; ma, come ogni cosa statica, annoia: ecco allora che, oltre alle foto di presenza, si devono trovare nuove inquadrature.

Oltre alla foto di Team c’è di più.

Anche qui il dettaglio la fa da padrona.

Il video:

Beh, di cosa stiamo parlando? Il video è il metodo comunicativo più immersivo ad oggi; ma non bisogna esagerare perché sappiamo bene che la soglia dell’attenzione è ai minimi storici.

Tac, tac, pim pam, sbang!

Un po’ pop, il ritmo è la chiave: micro contenuti in serie ci fanno appassionare…senza annoiare! Talvolta sembrano frivoli (come i miei pezzi) ma, sul lungo periodo, danno valore e…creano dipendenza.

Video a colazione!

Testo e voce:

Trentatrè trentini entrarono in Trento tutti e trentatrè…Avete finito nella vostra mente la frase vero?

Il potere delle parole non è da sottovalutare: la voce, che aggiunge la sfumatura “trotterellando”, men che meno.

Il golf scritto e parlato è quindi tanto importante quanto quello visto e vissuto. Ancora, personalmente, punterei sull’emozione diretta: raccontiamo la bellezza e l’unicità dei luoghi ma senza nascondere i difetti. Consideriamo anche il fatto che le  audience dei giovanissimi sono “ sgamate” e sempre più attente ai dettagli.

Ma quindi?

Arriviamo alla coerenza del tutto: puntiamo proprio sui giovani e sulla integrale coerenza.

Perchè comunicare uno sport complesso come il golf ha bisogno di tutti questi elementi integrati tra loro, come valore imprescindibile. Comunichiamo forte questo sport; solo così si crea l’esperienza.

Gara, foto, video, emozione, valore, memoria.

Solo così, un giorno, la voce del golf sarà dei tantissimi che l’avranno vissuto.

Lo dico, sinceramente, con emozione.

Foooooore!!


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